“Che fine ha fatto l’austerità?” è la domanda che la cancelliera tedesca Angela Merkel avrebbe fatto al presidente della Banca Centrale Europea Mario Draghi. Lo ha scritto il tedesco Der Spiegel, secondo il quale Merkel avrebbe chiesto spiegazioni a Draghi sull’intervento che il presidente della BCE ha tenuto la scorsa settimana a Jackson Hole. In quell’occasione Draghi aveva detto che “la flessibilità presente nelle norme europee potrebbe essere utilizzata per affrontare meglio la debole ripresa economica e per concedere margini per coprire i costi delle riforme strutturali” indispensabili per dare “nuove opportunità di lavoro”.
Secondo lo Spiegel, Merkel avrebbe chiesto a Draghi se nella politica della BCE è cambiato qualcosa. Draghi avrebbe difeso le sue posizioni, affermando che dopo le decisioni adottate in passato (denaro immesso nell’economia e tassi d’interesse al minimo) per uscire dalla crisi servono misure di stimolo in un contesto di profonde riforme strutturali. In realtà le cose sarebbero andate almeno in parte diversamente. Anzitutto, a telefonare è stato Draghi. Lo ha detto il portavoce della cancelliera tedesca, Steffen Seibert, secondo il quale le ricostruzioni di stampa “non hanno nulla a che fare con la verità: è inesatto il fatto che Merkel abbia chiamato Draghi per contestare le frasi dette a Jackson Hole”.
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Archiviata la partita per le nomine del presidente del Consiglio europeo e dell’Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue, in Europa torna in prima fila il nodo delle politiche di bilancio.
Quel che è chiaro è che le posizioni espresse negli Usa da Mario Draghi hanno tirato una linea. Da una parte Merkel e il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble, secondo il quale le parole del numero uno della BCE “sono state male interpretate”; dall’altra Renzi, che ha gradito le parole di Draghi. Ma al fianco di Roma c’è anche Parigi: l’asse italo-francese chiede maggiori margini di movimento all’interno delle regole di bilancio, e chiede di concentrarsi di più su crescita e occupazione. Il primo ministro francese Manuel Valls ha spronato la BCE ad adottare azioni più audaci per consentire ai paesi europei di rimettere in sesto le proprie economie.
A Bruxelles intanto si studiano strategie. Nei giorni scorsi ci sarebbe stato un incontro tra Josè Manuel Barroso e Jean-Claude Juncker, vale a dire il presidente uscente e quello entrante della Commissione europea. Con loro c’era anche il commissario per gli Affari economici Jyrki Kataynen, in lizza per un posto di rilievo nella nuova commissione. I tre avrebbero discusso l’ipotesi di concedere tempo e margini di manovra ai paesi che si impegneranno a varare riforme strutturali. Secondo Repubblica il risultato sarebbe stato un option paper (vale a dire un documento informale con diverse opzioni) nel quale ci sarebbe anche l’idea di proporre una sorta di moratoria di un paio d’anni per consentire la riduzione del debito.
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