Il premier Renzi la scorsa settimana, in un’intervista col settimanale Tempi, aveva attaccato i “soliti noti”. Oggi nella presentazione del sito dei “Millegiorni”, ribattezzato “Passo dopo passo” scrive: “Il nostro Governo è nato per fare quello che per troppo tempo è stato solo discusso o rinviato. Impresa ambiziosa, certo. Ma siamo qui per questo. Una sfida difficile, come solo le sfide affascinanti possono esserlo”.
Renzi continua e spiega: “Ma questa è la nostra sfida e noi l’affrontiamo con il coraggio e la leggerezza di chi sa che l’Italia è più grande delle resistenze dei piccoli centri di potere. La speranza che gli italiani ci hanno affidato è più grande dei consueti cori di chi dice ‘Non ce la farete, non si può fare’. (…) quelle che vengono chiamate riforme strutturali devono essere fatte. Non perché ce lo chiede l’Europa. Ma perché sono l’unica possibilità per l’Italia (…). Se vogliamo tornare a essere quello che siamo sempre stati, paradossalmente, bisogna cambiare”.
Renzi promette: “Cambiare alla radice, a partire dalle nostre istituzioni che non a caso sono attraversate dalla più rilevante modifica costituzionale mai affrontata nella vita repubblicana. Dobbiamo giocare all’attacco, non in difesa. Scegliere il coraggio, non la paura. Questo è il nostro orizzonte: un mondo che chiede più Italia, un’Italia che si presenta libera dalle pastoie burocratiche e dal potere di rendita dei soliti noti. L’Italia che finalmente fa le riforme, dopo averle ossessivamente discusse (e rinviate) per anni. Guardiamo negli occhi tutti, ma non guardiamo in faccia nessuno. Se l’Italia deve cambiare, nessuno può chiamarsi fuori. Nessuno può tirarsi indietro. Vale per tutti i settori”.
VIA MILLE GIORNI,GIUDICHERETE A MAGGIO 2017 – “Oggi per noi è la partenza dei Mille giorni, con un countdown delle riforme. La presenza del countdown e della verificabilità dei risultati è la grande rivoluzione nella politica italiana: nel momento in cui sei accusato di annuncite, malattia tipica di parte del ceto politico, rispondiamo con l’elenco di date a cui siamo auto-costretti. Su questo saremo giudicati a maggio 2017”. Renzi spiega così la scelta di porre una data finale al percorso delle riforme. “Entro 1000 giorni – assicura il premier – saremo un Paese civile se non avremo arretrati sui dl attuativi e se i denari non saranno realmente dispersi come talvolta abbiamo suoi fondi europei”. Renzi fa spallucce quando gli parlano di luna di miele finita con gli elettori. “Leggo di tanti giudizi rispetto al fatto che è finita la nostra luna di miele con gli elettori. Sono le stesse frasi che leggevo una settimana prima delle elezioni europee, quindi portano bene”. Infine nega l’ipotesi di un rimpasto di governo con l’uscita di Mogherini, nuova lady Pesc. “Un ministro ragionevolmente lascerà questo governo il 25 o 26 ottobre dopo il voto del Parlamento Europeo. Da un paio di giorni prima inizieremo a pensarci. Fino ad allora Federica Mogherini è il ministro degli Esteri. Non c’è nessuna discussione di rimpasto”.
SCUOLA – Sulla scuola “il programma già è pronto, è un report già preparato da qualche giorno, ma vogliamo riuscire a dare una visone un po’ più completa di quanto fatto”.
GIUSTIZIA – Sul sito “ci saranno tutte le questioni aperte nel merito dei contenuti e sarà un’occasione di dialogo e dibattito. Siamo interessati che il dibattito giustizia prosegua, se c’è un elemento caratteristico nostro e che per ciascun argomento abbiamo sempre aperto un a discussione vera” afferma Renzi.
EUROPA – Per Renzi “la partita della rilevanza italiana in Ue non si esaurisce nella collocazione di una bandierina sulla poltrona, ma si tratta di imporre una nuova strategia all’Europa, e questa imposizione è un obiettivo di tutti i Paesi”. Il premier assicura che l’Italia farà “le riforme mantenendo il limite del 3% e utilizzando la flessibilità che l’Ue ci consente di utilizzare”.
LAVORO – In merito alla riforma del lavoro “il problema non è l’articolo 18, non lo è mai stato e non lo sarà”. L’articolo 18 “riguarda tremila persone in Italia ma è caratterizzato da anni e anni come l’unico problema delle tematiche giuslavoristiche”, aggiunge il premier. Il modello da seguire è quello teutonico:”Dobbiamo smetterla di parlare male della Germania, sul lavoro la Germania è un modello, non un nostro nemico”. E sugli 80 euro non si torna indietro anzi “cercheremo di allargare il bonus, senza però creare false aspettative”. L’aiuto dovrà arrivare dalle banche. “La Bce il 18 settembre darà 200 miliardi di euro alle banche perchè li diano alle imprese, noi vigileremo perchè le banche diano soldi alle imprese” conclude il premier.