“Fassina chi?”, si chiedeva Matteo Renzi, mesi fa, quando l’allora vice Ministro dell’Economia si batteva con forza e coraggio contro le scelte del numero 1 del partito. Si dimise nei primi giorni di gennaio, è cosa nota. E da allora è sempre stato la voce fuori dal coro, sia nelle scelte del Pd, che – particolarmente – nelle scelte economiche dell’esecutivo targato rottamatore fiorentino.
Fassina, ex consulente del Fondo Monetario Internazionale, torna oggi alla ribalta grazie ad un’intervista a La Repubblica, attraverso la quale chiede una sola cosa: crescita. E’ questo l’imperativo di Fassina e di tutti quei movimenti intorno al Socialismo europeo, in funzione anti rigore esclusivo targato Merkel ed amici filo-teutonici. “Il programma dei mille giorni – sostiene Fassina – è impegnativo, ma qui abbiamo di fronte scadenze urgenti. La prima è fra 45 giorni”. Della Legge di Stabilità si parla, ovvio. L’ex finanziaria, secondo l’economista dei bersaniani, dovrà essere “espansiva”. Anzitutto va superato il limite del Patto di Stabilità Interna. “c’è una sola strada”, evidenzia Fassina: “abbattere il tabù del tre per cento. Sforare per qualche anno il tetto, come del resto avviene già in molti paesi europei”.
Battere il rigore, quindi. Quell’iniziativa che “ci manda a fondo. Nonostante la stretta, in questi anni il debito pubblico ha toccato il 135 per cento, non solo in Italia ma in tutta l’eurozona. La ricetta rigorista non funziona”, afferma Fassina, secondo il quale “la Merkel ha ceduto sulla partita delle nomine per rifarsi poi in quella sull’economia”. L’esponente Pd, quindi, chiude l’intervista con una critica all’eccessiva lentezza del Governo Renzi, spesso invocato come scattista, ma sempre più passista: “dal governo del ‘big bang’ si è passati a quello del ‘passo dopo passo’. Mi ricorda tanto il vituperato governo del cacciavite, quello di Enrico Letta”, spedito a casa per un’esasperata stasi politica.
Daniele Errera