“Sono io il presidente della Regione e non ci sto a fare rimpasti ogni quattro mesi. Questa situazione non è più sostenibile. Il Pd mi appoggi, oppure vada fino in fondo in questo assurdo atteggiamento e assuma le necessarie conseguenze”. Parola di Rosario Crocetta, governatore della Sicilia coinvolto in uno scontro con il suo partito, a sua volta dilaniato dalla lotta intestina tra renziani e cuperliani. E si parla addirittura di commissariamento.
TRA RIMPASTO ED AZZERAMENTO – La direzione regionale del PD riflette lo scontro acceso tra cuperliani e renziani. I primi chiedono un rimpasto che sia il preludio ad una ridefinizione degli assetti interni del partito per poi procedere di conseguenza alla nomina di nuovi assessori. I secondi – capeggiati da Davide Faraone, vicinissimo al premier Renzi – chiedono invece un reset totale, con una connotazione più politica della Giunta. In mezzo c’è Crocetta, che non ha nemmeno preso parte alla riunione-scontro tra le due anime del partito: “E’ assurdo che non sia stato invitato, resto un dirigente del partito; ed è assurdo che invece di sostenermi, mi si attacchi continuamente. Io non mi fermo”. E aggiunge: Una dichiarazione alla quale Crocetta ha fatto seguire parole dure: ”La linea del governo e’ netta ed e’ quella di imporre un cambiamento epocale alla Sicilia. Non mi sono candidato per le piccole mediazioni, mi fanno schifo, non mi interessano e deteriorano i rapporti persino con chi me le propone. Con me ci si confronta sui grandi processi di riforme”.
LE OPPOSIZIONI – Dall’altra parte c’è Forza Italia, che prova ad inserirsi nella diatriba cercando di dare lo scossone definitivo alla legislatura e alla Giunta in carica. Il coordinatore siciliano del partito, Vincenzo Gibiino, ha deciso prontamente di convocare una riunione alla quale prenderanno parte anche i parlamentari dell’Ars, con l’obiettivo di approntare un documento da allegare alla mozione di sfiducia che il partito presenterà in Assemblea contro il presidente della Regione Rosario Crocetta la prossima settimana. E’ caccia al più ampio consenso possibile, con il M5S a fare da ago della bilancia.