Anders Fogh Rasmussen l’ha anticipato durante questa settimana e l’ufficialità dovrebbe arrivare tra giovedì e venerdì, in conclusione del vertice Nato che si terrà in Galles: l’Alleanza Atlantica è pronta a istituire un’unità militare permanente, una “spearhead” di 4000 uomini, in grado di essere spiegata sul campo in 48 ore.
Questa “rapid reaction force” potrà fare affidamento su attrezzature e basi già predisposte in località strategicamente importanti dell’Europa orientale, nei paesi che si sentono maggiormente minacciati dall’espansionismo russo. Verranno presto condotti test ed esercitazioni per mostrare a Mosca la capacità occidentale di rispondere in fretta alle situazioni di crisi, se non a una eventuale offensiva. “Viaggeranno in fretta ma colpiranno duramente” ha detto Rasmussen, precisando che le unità saranno supportate anche da forze aeree e navali.
Oggi è arrivata la risposta di Mikhail Popov, vicesegretario del Consiglio di Sicurezza russo, “alla volontà delle autorità di Stati Uniti e Nato di continuare la loro politica di aggravamento delle tensioni con la Russia”. Verrà inasprita la Dottrina militare della Federazione, il documento che contiene le linee guida sulla difesa.
L’ultima revisione risale al 2010: tra le altre cose prevede la possibilità di usare armi nucleari in casi di estremo pericolo per la sicurezza nazionale. Le prossime modifiche in primo luogo cercheranno di raggiungere l’obiettivo “dell’indipendenza tecnologica nella costruzione di armi, anche strategiche, così come di equipaggiamenti militari”, e in secondo luogo tenteranno di rispondere “alle nuove minacce di sicurezza, compresi l’espansione della Nato, i progetti americani di scudo di difesa e la crisi politica in ucraina”.
A irritare il Cremlino è soprattutto “il fatto che le infrastrutture militari dei membri Nato si stiano avvicinando ai nostri confini, anche attraverso l’espansione dell’Alleanza”.
Riferendosi alle dichiarazioni espresse in questi giorni da Rasmussen, Popov ha tenuto a puntualizzare che “la Crimea è territorio russo, ogni attacco alla Crimea verrà considerato come un attacco alla federazione con tutte le sue conseguenze”. Sempre Popov ha poi aggiunto che “le forze militari in Crimea, istituite con decreto presidenziale, sono autosufficienti e in grado di respingere qualsiasi tentativo di invasione della Repubblica da parte di un aggressore straniero”, anche se ha precisato che al momento l’unico compito della flotta russa sul Mar Nero è quello “di garantire la sicurezza dello Stato entro i confini di responsabilità”.