La nazionale di Conte si presenta alla stampa con i due uomini che forse meglio rappresentano la nuova filosofia azzurra: il faraone El Shaarawy, già 10 presenze e una rete con la maglia dell’Italia, voglioso di riscatto dopo un’anno e mezzo passato in panchina, e Zaza che è stato convocato a Coverciano solamente per gli stage pre-mondiale di Prandelli. Entrambi con la voglia di dimostrare di meritarsi la fiducia di Conte, entrambi giovani – per la media italiana – titolarissimi nei club di appartenenza ed entrambi in forma smagliante durante l’estate.
Il primo a parlare di fronte al mare di giornalisti è l’ala rossonera che esprime fiducia verso la sua squadra: “”La stagione è iniziata bene, spero sia solo l’inizio. Punto a 10 gol in campionato, anche se ciò che conta di più è l’obiettivo di squadra, dunque il ritorno in Champions League”. Un pensiero va ai suo allenatori e alle possibili somiglianze fra Inzaghi e Conte: “Sono simili, in fondo: grandi motivatori, grande spirito di sacrificio e di applicazione, grande voglia di fare e di vincere. E tutti e due curano molto l’aspetto mentale, non solo quelle tecnico e tattico”. Dopo aver dichiarato di essersi metto a totale disposizione del nuovo C.T. – “Potrò fare sia la seconda punta che il quinto centrocampista, coprendo tutta la fascia come faccio nel Milan” – parla anche della cessione di Balotelli: “Con lui avevamo cambiato modo di giocare, perché è un attaccante con altre caratteristiche rispetto a chi c’era e a chi c’è adesso: a lui piaceva venire incontro alla palla. Però non do la colpa né a lui né a nessuno, per le mie difficoltà: insieme avevamo lavorato anche bene. E poi a vent’anni, dopo aver fatto 16 gol in serie A, un calo mentale più che tecnico ci sta.” e a chi gli fa notare che SuperMario non è stato convocato risponde così: “Ma questo non significa che non potrà tornarci. Conte è stato chiaro: siamo tutti sullo stesso piano, nessuno deve già sentirsi sicuro del posto oppure escluso. Intanto l’ho sentito: Mario mi ha fatto i complimenti per l’esordio in campionato, gli ho detto in bocca al lupo per l’avventura al Liverpool. Spero per lui che abbia fatto la scelta giusta: a livello tecnico resta uno dei migliori del mondo.
Diverso invece l’approccio di Simone Zaza, evidentemente gongolate per la prima convocazione: “Non me l’aspettavo, ma ora che sono qui farò di tutto per restarci”. Dopo aver dichiarato, non senza sorridere, di voler diventare uno dei migliori attaccanti italiani e del mondo, se non il migliore, spende un ringraziamento particolare per Di Francesco – suo allenatore al Sassuolo – “Di Francesco, un tecnico che ha avuto subito totale fiducia in me. Con lui ho fatto un salto di qualità importante a livello mentale: prima giocavo un po’ più per me stesso, ora metto la squadra davanti a ogni cosa.” “Non mi sento ancora pronto per la grande squadra – risponde a chi gli chiede su cosa dovrà ancora lavorare – ma questa dovrà essere la mia stagione. E’ chiaro che io ambisca a un top club, e mi inorgoglisce il fatto che la Juve abbia mantenuto la possibilità di riprendermi. Dove posso migliorare? In tante cose, soprattutto nel calciare con il piede debole, il destro. Devo poi imparare a usare meglio il gioco aereo vista la mia stazza”
Non si può dire che agli azzurri di Conte manchi la voglia e la cattiveria, ora però bisogna tramutare i sentimenti in risultati effettivi ( possibilmente più che positivi ) per riscattare la figuraccia brasiliana.