60 leader mondiali di cui 28 tra capi di Stato e di governo, 70 ministri degli Esteri, altrettanti della Difesa si sono riuniti a Newport in Galles per uno dei più importanti vertici che la NATO abbia mai conosciuto. La maggior parte di essi ritiene che “la Russia ha destabilizzato la situazione in Ucraina”. Così per esempio ha detto il “padrone di casa” David Cameron. Il primo ministro britannico ha detto anche che “le sanzioni sono il modo giusto per far capire alla Russia che quello che sta facendo è inaccettabile”.
La crisi Occidente-Russia corre sempre più sul filo del rasoio. Sia Cameron sia Obama ieri hanno cercato di spingere i propri alleati verso una sempre più dura posizione nei confronti di Mosca. Un intervento congiunto dei due, apparso ieri sul quotidiano inglese The Times, recitava: “con la Russia che tenta di forzare uno Stato sovrano ad abbandonare il suo diritto alla democrazia e che decide il suo avvenire con le armi, dovremo sostenere il diritto dell’ Ucraina a decidere del suo proprio avvenire democratico e proseguire nei nostri sforzi per rafforzare i mezzi dell’Ucraina”.
Se, a quanto fuoriesce dall’incontro gallese, il fronte anglo-americano continua a sostenere la “linea dura” nei confronti di Putin – armare l’Ucraina, creazione di una “forza rapida d’intervento” – l’Europa atlantica, con Germania, Francia e Italia in testa, chiede anche alla NATO di perseguire la via diplomatica. Inoltre i paesi europei spingono affinché sia l’Ucraina a farsi promotrice di trattative che abbiano come obiettivo la pace. A tal proposito il Presidente ucraino Petro Poroschenko ha appena annunciato che domani a Minsk potrebbe firmare insieme ai separatisti filorussi l’accordo sul “regime di cessate il fuoco”.
A determinare la decisione del Capo di Stato la sensazione che l’Occidente non voglia intervenire direttamente in Ucraina. Sostegno politico e sanzioni economiche contro la Russia, al massimo la minaccia di un rafforzamento della NATO a Est ma nessun “combattimento corpo a corpo” contro i filorussi che, d’altra parte, sembrano essere tornati in vantaggio sull’esercito di Kiev, forzando le proprie offensive per trovarsi in una posizione di vantaggio alle probabili trattative di domani.
La maggior parte degli analisti avverte l’importanza del vertice atlantico in corso. Occidente e Russia dovranno decidere se rovesciare l’equilibrio internazionale post guerra fredda, almeno formalmente, ancora garantito da un patto del 1997 allora firmato dai leader atlantici e dal Presidente russo Boris Eltsin. Il trattato firmato a Parigi impegnava le parti a “costruire una pace dura e globale nell’area euro-atlantica” nel rispetto dei “confini nazionali”. La volontà di Putin di “sgranocchiare” territori è entrata in contrasto con la necessità della NATO di rassicurare i propri alleati orientali e baltici.
Tuttavia giusto la scorsa estate, quando Obama minacciava di intervenire in Siria e Assad rispondeva “ci difenderemo”, fu Putin ha lanciare una “ciambella di salvataggio” all’inquilino della Casa Bianca, convincendo il premier siriano a trovare un accordo sullo smantellamento dell’arsenale chimico di Damasco. E se questa volta Obama e la Nato restituissero il favore a Putin? Forse la Russia e le sue entrature ritornerebbero utili in Medioriente contro un nemico comune, cioè l’altra grande priorità dei leader riuniti in Galles e che si chiama “Stato Islamico”.