Dopo la riabilitazione, arrivano le regole. Oggi, i presidenti delle regioni hanno approvato il documento tecnico, ieri licenziato dalla commissione Sanità della Conferenza delle regioni, che contiene le linee guida sulla fecondazione eterologa.
Il documento tenta di colmare il vuoto normativo di una materia, riabilitata di recente da parte della Consulta, con la sentenza 162/2014. Dopo il via libera c’è chi si organizza: stamattina sono stati fissati i primi appuntamenti al Policlinico Careggi di Firenze.
IL DOCUMENTO – Il documento segue quanto già stabilito da una delibera approvata dalla regione Toscana, la prima a muoversi in materia. L’eterologa potrà essere sia gratuita sia sottoposta a ticket. Ci saranno, quindi, delle restrizioni sull’età dei donatori (dai 18 ai 40 anni per gli uomini e dai 20 ai 35 per le donne) e delle riceventi, che devono essere in «età potenzialmente fertile». Il che significa non avere più di 43 anni.
Dunque, si prevede la necessità di mantenere, ove possibile, il fenotipo della coppia ricevente per quel che concerne colore di pelle e capelli, oltre che del gruppo sanguigno.
Altre disposizioni, poi, riguardano il rapporto donatore-ricevente: chi ha avuto già un figlio con eterologa potrà chiedere di averne altri con lo stesso donatore, mentre i nati potranno avere sue notizie una volta compiuti i 25 anni. Ciò sarà possibile sempre che il donatore non decida di rimanere anonimo. Gli unici dati a cui si potrà risalire, invece, saranno quelli genetici nei casi di esigenza medica del nato.
LA SODDISFAZIONE DEI GOVERNATORI – Soddisfatti i presidenti delle regioni, che hanno più volte sottolineato l’importanza del documento. Per il veneto Luca Zaia si tratta di regole comuni che evitano differenze tra le singole regioni, mentre il numero uno della Conferenza e governatore del Piemonte Sergio Chiamparino ha detto che questo è «un segnale politico forte al Parlamento», ora chiamato a legiferare in tempi brevi.
Anche la presidente umbra Catiuscia Marini, che ieri ha partecipato ai lavori della commissione avendo mantenuto la delega sulla sanità, ha parlato di «un ottimo documento, che permetterà di dare vita ad un percorso unitario». In più, ha ricordato Marini, le linee guida consentiranno all’eterologa di essere avviata non solo nei centri privati ma anche in quelli pubblici.
DAL PARLAMENTO SI CHIEDE UNA LEGGE – Dai banchi di governo e Parlamento, però, c’è chi vuole l’intervento legislativo. Insieme al ministro Beatrice Lorenzin, che ha inviato una bozza di decreto alle Camere sull’introduzione dell’eterologa nel livello essenziale di assistenza, Eugenia Roccella del Ncd chiede garanzie di tutela per famiglie e nati.
Il capogruppo del partito di Alfano Maurizio Sacconi, invece, pone due questioni: la «tracciabilità internazionale di queste donazioni» in modo da evitare la trasformazione dell’eterologa in una pratica commerciale e la revisione della questione della pelle, che può implicare una selezione della specie umana. Infine, anche Paola Binetti (Udc) è per una legge che definisca autorizzazioni e il metodo d’esercizio della pratica.
Alessandro De Luca