Non c’è solo la Russia tra gli argomenti che stanno animando il vertice Nato di Newport, in Galles. In agenda ci sono anche le crisi che accerchiano l’Europa e che preoccupano gli Stati Uniti, a partire dalla minaccia dell’Isis in Iraq. Pressato in casa da un’opposizione repubblicana che gli rimprovera troppi tentennamenti e da un’opinione pubblica che chiede chiarezza, il presidente degli Stati Uniti Barack Obama vuole allestire una coalizione internazionale per sconfiggere lo Stato Islamico.
Ieri il segretario generale della Nato Rasmussen lo ha detto chiaramente: “La Nato non ha ricevuto alcuna richiesta di impegno in Iraq ma sono sicuro che se il governo iracheno presentasse una richiesta di assistenza della Nato, gli alleati la valuterebbero seriamente” perché la “comunità internazionale ha l’obbligo di fermare lo Stato Islamico”.
Obama e Cameron sono arrivati al vertice di Newport preceduti dalla lettera scritta a quattro mani e pubblicata sul Times, dove hanno detto chiaramente che Stati Uniti e Regno Unito non si faranno intimidire dalla barbarie dell’Isis. Il tempo dell’isolazionismo è finito, hanno spiegato, “gli sviluppi in altre parti del mondo, in particolare Iraq e Siria, minacciano la nostra sicurezza a casa”.
Photo by The US Army – CC BY 2.0
“Obama e Cameron stanno cercando di cucire una sorta di Coalizione dei volenterosi” ha detto Jan Techau, direttore del Carnegie Endowment for International Peace di Bruxelles, riferendosi alla coalizione che George W. Bush allestì nel 2003. Ma Cameron ha precisato che l’obiettivo numero uno resta quello di consentire al governo iracheno di rafforzarsi fino a essere in grado di controllare efficacemente il proprio territorio. Inoltre Washington e Londra ripetono che è esclusa la presenza di proprie truppe sul campo. Un intervento militare diretto della Gran Bretagna in Iraq del resto rappresenterebbe un rischio politico per Cameron a un anno dalle elezioni.
Washington e Londra per ora si guardano intorno per capire chi è pronto a schierarsi al loro fianco. La Francia c’è, considerato che Hollande a già detto che un intervento militare internazionale contro l’Isis è possibile. Obama a Newport ha avuto due incontri bilaterali, uno con la Turchia e uno con l’Arabia Saudita. Il segretario di Stato John Kerry ha già parlato con Italia, Australia, Emirati Arabi, Qatar, Giordania oltre a Israele, e ha in programma un altro viaggio in Medio Oriente.
Nella regione mediorientale l’attenzione nei confronti dell’Isis è alta. Per ora Israele non si ritiene minacciata dalla vicinanza dei miliziani dello Stato Islamico, ha scritto il quotidiano Jerusalem Post. Un clima diverso c’è invece in Giordania, dove si temono infiltrazioni dell’Isis.
Obama ha urgenza di definire la sua strategia anche per scansare le critiche in patria: non sono piaciute agli americani le incertezze della Casa Bianca nei confronti delle azioni da intraprendere in Siria. L’unione di più paesi contro il terrorismo islamico è di fondamentale importanza per la Obama, ha spiegato alla CNN Ben Rhodes, vice consigliere per la sicurezza nazionale, il quale ha aggiunto di essere “assolutamente convinto che nascerà una coalizione internazionale che vedrà la partecipazione dei paesi della Nato ma anche di quei paesi che vogliono impegnarsi contro la minaccia dell’Isis”. A ogni nazione spetterà un diverso livello di coinvolgimento, ha spiegato Rhodes: dall’intelligence a un intervento diretto, “ci sono molti modi per essere parte di questa coalizione”.
Immagine in evidenza: photo by The US Army – CC BY 2.0