Romano Prodi e l’Europa: “Se non ci mettiamo insieme, non esistiamo più”

Pubblicato il 5 Settembre 2014 alle 12:42 Autore: Emanuele Vena
romano prodi

“Come Europa non abbiamo sbagliato niente, il punto è che abbiamo avuto paura e questa è la rovina”. A parlare è Romano Prodi, intervenuto a Trento per ricevere il premio ‘Alcide De Gasperi: Costruttori dell’ Europa’. L’ambito riconoscimento, istituito con cadenza biennale a partire dal 2004, è stato assegnato in passato anche ad altri illustri personaggi politici come Helmut Kohl, Carlo Azeglio Ciampi, Simone Weil, Vaclav Havel e Felipe Gonzalez. Il premio testimonia l’impegno per la costruzione di un nuovo soggetto europeo, sul piano politico, istituzionale, sociale o culturale.

L’EUROPA CHE SOGNO – “Lo spirito dell’Europa che sogno è quello di De Gasperi, quello del dire voltiamo pagina e solo insieme ce la facciamo. Perchè anche la Germania, in un mondo come quello di oggi, non ce la fa da sola. Se c’è una politica europea di ampio respiro ce la possiamo ancora fare, ma dobbiamo renderci conto che siamo il 6-7% della popolazione mondiale”. L’analisi di Romano Prodi è categorica, anche dinanzi ai grandi equilibri economici globali: “Tutti sanno che di fronte alla Cina o agli Stati Uniti se non ci mettiamo insieme, non esistiamo più. Forse solo qualche tedesco pensa ancora il contrario ma non la classe dirigente. Ci è mancato un ragionamento politico, che invece è stato fatto sempre a breve, causa elezioni frequenti e opinion-poll che influenzano la politica generale anche quando vengono da un piccolo Paese”. A proposito della Germania, Prodi usa parole dolci per l’ex Cancelliere Helmut Kohl: “è un politico che vedeva l’interesse del suo Paese, ma in una visione europea fortissima. In questi tempi lo rimpiango. Aveva il senso del rischio che si doveva prendere e sapeva coniugare la flessibilità con le necessità dei Paesi e i problemi degli altri. Non era una generosità astratta”.

BCE E DEFLAZIONE – Romano Prodi approva l’operato del governatore della BCE, Mario Draghi: “ha usato al massimo i poteri della Banca centrale europea”. Ma poi aggiunge, a proposito dei poteri dell’organismo: “non dobbiamo dimenticare che sono più limitati di quelli della Fed”. Prodi chiede che le banche dei singoli Paesi non continuino ad ostacolare la BCE, e caldeggia maggior coraggio anche sulle cifre: “Ci sono proposte interessanti, come quella di Juncker, che in sostanza significa mettere in campo 300 miliardi di euro per tre anni. Va bene ma non è un cambiamento radicale. Gli Usa avevano reagito alla crisi mettendo sul tavolo 800 miliardi di dollari, cioè 650 miliardi di euro, e la Cina quasi 600 miliardi di dollari”. Il tutto tenendo conto che “siamo entrati in deflazione, quindi anche la politica di investimenti pubblici è molto lenta a portare risultati. Si vede anche dal fatto che gli 80 euro di Renzi non hanno avuto successo, perchè nella paura generale la gente non spende”.

UCRAINA – Da Romano Prodi un’analisi anche della situazione in Ucraina: “non può essere nè russa nè europea. O ci convinciamo che è un ponte o va a finire male. Si fa di tutto per dividere il Paese e destabilizzarlo. Qui non si pone un problema di allargamento dell’Unione europea, serve un aiuto combinato e la costruzione di autonomie e decentramenti a garanzia delle minoranze”. E aggiunge: “Se ci facciamo la guerra per l’Ucraina è veramente assurdo”.

L'autore: Emanuele Vena

Lucano, classe ’84, laureato in Relazioni Internazionali presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Bologna e specializzato in Politica Internazionale e Diplomazia presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Padova. Appassionato di storia, politica e giornalismo, trascorre il tempo libero percuotendo amabilmente la sua batteria. Collabora con il Termometro Politico dal 2013. Durante il 2015 è stato anche redattore di politica estera presso IBTimes Italia. Su Twitter è @EmanueleVena
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