Pochi minuti fa a Minsk si è raggiunto un accordo preliminare di pace per l’Ucraina, avrà effetto dalle 18 (16 italiane) riferisce l’agenzia di stampa russa Interfax, hanno confermato la notizia sia Petro Poroschenko sia i leader separatisti. Al vertice ha rappresentato Kiev l’ex Presidente Leonid Kuchma, Mosca invece si è affidata al proprio ambasciatore in Ucraina Mikhail Zurabov, per l’OSCE presente Heidi Tagliavini, seduti al tavolo anche i leader delle autoproclamatesi Repubbliche di Donetsk e Luhansk Alexander Zacharcenko e Igor Plotnitski. “Siamo venuti tutti per la pace: la cosa più importante è arrivare a una tregua” aveva detto poco prima di iniziare l’ex presidente Kuchma. Anche per la Russia l’obiettivo principale era il “cessate il fuoco”.
Si aspetta di capire se tutti i 7 punti di Putin per la pace sono stati accettati e sottoscritti dalle parti. Secondo il vademecum, concordato durante una telefonata dell’altro ieri tra l’inquilino del Cremlino e il massimo vertice ucraino Poroschenko, allo stop dell’avanzata filorussa dovrà corrispondere la parziale ritirata dell’esercito ucraino, oltra alla fine dei bombardamenti su civili e centri abitati, previsti anche il monitoraggio internazionale della tregua, il reciproco scambio di prigionieri tra esercito e ribelli, l’istituzione di corridoi umanitari da e verso i centri di Donetsk e Luhansk e la possibilità per la Russia di sostenere la ricostruzione delle infrastrutture sociali e di trasporto.
Quest’ultimo punto rimane il più controverso perché consentirebbe ai russi di accedere direttamente al territorio di Kiev, ipotesi bocciata con conseguenze disastrose già in occasione dei convogli di aiuti umanitari inviati da Mosca nella devastata città di Luhansk. Rimane però il fatto che, il Capo di Stato ucraino Petro Poroschenko, si è dichiarato disponibile ad accettare la roadmap di pace a margine dell’appuntamento NATO di ieri a Newport in Galles.
I filorussi hanno annunciato in queste ore la conquista della strategica città di Mariupol, anche se l’esercito ucraino nega, questa potrebbe essere stata la definitiva spallata al governo di Kiev ora costretto a trattare per non perdere le risorse di idrocarburi del Mar D’Azov oltre che per non trovarsi con un “corridoio” russo dentro casa.
Anche se la pace sembra essere dunque la scelta migliore per Kiev, è vero anche che il dopo cessate il fuoco nasconde molte insidie per le autorità ucraine. Poroschenko teme che la soluzione politica successiva alla tregua possa essere più pericolosa della guerra civile stessa. I filorussi non hanno mai nascosto la volontà di costituire uno stato indipendente, la “Novorrosiya” cioè la “Nuova Russia”, nome che già al tempo degli zar contraddistingueva le regioni ucraine dove fino a oggi si è combattuto. Tuttavia è probabile che i separatisti chiederanno solo uno “status autonomo”, un’indipendenza de facto ma non de iure, che gli permetterà di mantenere i propri diritti in materia fiscale e linguistica.
L’Ucraina manterrà la propria integrità territoriale, le regioni sudorientali potranno mantenere il proprio legame con la Russia e la maggior parte della diplomazia internazionale “salverà la faccia”. Dall’Ue è stato appena annunciato lo stop a nuove sanzioni nei confronti della Russia se la tregua terrà, mentre i 28 paesi della NATO hanno approvato la creazione della “forza di intervento rapido” che difenderà gli alleati orientali.