È apparso nella mattinata di ieri, sul blog di Beppe Grillo, un pezzo pubblicato da Aldo Giannuli, storico e docente universitario vicino alle posizioni del Movimento Cinque Stelle, i cui interventi critici vengono spesso ospitati sul blog del comico genovese. L’intervento di Giannuli – dal titolo “No alla guerra in Ucraina!” – esamina la strategia politica intrapresa dal governo statunitense e dall’Ue nei confronti della situazione ucraina, all’indomani del cessate il fuoco firmato a Minsk.
Nonostante la sospensione delle ostilità appaia come un fatto estremamente positivo, l’autore mette in guardia da quello che definisce come il “barile di dinamite con miccia innescata nel pieno centro d’Europa”. La priorità, adesso, sarebbe quella di giungere al più presto ad una tregua che riporti in quei territori una certa stabilità, per evitare che gli scontri in Ucraina si possano trasformare in una “guerra d’assaggio”. «Tutti i conflitti generalizzati degli ultimi 150 anni, sono sempre stati preceduti da una o più guerre d’assaggio, nella quale provare le armi di ultima generazione, studiare le reazioni avversarie, esaminare il comportamento dei terzi, valutare tattiche e strategie», scrive Giannuli, secondo il quale il rischio di questo tipo di conflitti sarebbe proprio quello di preludere ad altre guerre dalla portata ben più ampia «non solo per l’accumulo di informazioni che forniscono a quelli che ‘vogliono menar le mani’, ma anche perché preparano psicologicamente l’opinione pubblica dei vari paesi all’idea della guerra prossima ventura».
Lo scenario di un conflitto armato proprio in Europa, per Giannuli, è tutt’altro che auspicabile. «In questi 70 anni che ci separano dalla fine della seconda guerra mondiale, l’impossibilità di una guerra anche limitata in Europa è stato un punto fermo della politica internazionale e, di conseguenza, questo metteva l’ipotesi di una guerra generalizzata in Europa nel campo del periodo ipotetico dell’irrealtà. Permetterne una di vasto raggio ora equivarrebbe a dire che, in fondo, anche un conflitto generalizzato in Europa (e, di conseguenza a livello mondiale) non è poi una cosa così fuori dal campo del possibile e del reale».
Giannuli sottolinea poi l’inadeguatezza dell’azione politica portata avanti da Barack Obama, il quale punta su un divide et impera che in realtà altro non sarebbe che un’ultima disperata strategia per mantenere un’egemonia geopolitica continuamente messa in discussione dagli sviluppi del sistema delle relazioni internazionali. «Obama ha puntato le sue carte sull’isolamento della Russia e, soprattutto, sulla contrapposizione fra essa e l’Europa (soprattutto la Germania). E questo nel tentativo di puntellare la traballante egemonia americana. L’errore di partenza è già in questa pretesa di mantenere il monopolio di potenza americano, cercando di giocare sulle divisioni altrui, senza prendere in considerazione un ordine mondiale basato su un equilibrio multipolare. Il calcolo è miope per una ragione: gli Usa non hanno più i mezzi economici per finanziare il loro Impero. Sono passati i tempi in cui gli Usa potevano permettersi il lusso di sostenere da soli più della metà della spesa mondiale in armamenti».
Infine Giannuli (che definisce il primo ministro polacco e futuro presidente del Consiglio europeo Donald Tusk come uno «per il quale si rende ormai indispensabile un TSO») riserva una riflessione anche sulle conseguenze economico-finanziarie che un intervento Nato in Europa comporterebbe: “l’Europa in generale (e Germania ed Italia in primo luogo) riceverebbe un colpo brutale alla propria economia se si bloccasse l’import-export con la Russia. Nel 2012, la Germania ha esportato merci in Russia per 38 miliardi di Euro, l’Italia per 10 e la Francia più o meno altrettanti. Ed in un momento di crisi, è pensabile una caduta brusca del 10-12% dell’export? Per non dire delle importazioni: nessuno ci ha ancora detto con cosa sostituiremo il gas russo nel prossimo inverno ed a che prezzi».