Certezza prima di tutto. Secondo il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, è questo l’elemento principale per far ripartire l’economia italiana. “Se da noi ogni volta che c’è un cambiamento politico si rimettono in discussione tutte le scelte precedenti, l’effetto delle riforme diventa debole. Gli investimenti dipendono anche dallo stato di certezza o incertezza” spiega Visco. Il numero uno di Bankitalia in un’intervista in apertura di prima pagina su Repubblica, fa il paragone con la Spagna, che non ha fatto più riforme di noi, eppure a differenza dell’Italia, cresce al 2%, e spiega che l’ effetto delle riforme è diverso quando c’è “la percezione che non saranno riviste e saranno attuate con rapidità rispetto. Abbiamo poco tempo per far percepire con chiarezza e accettare il disegno complessivo: poichè ci sono molti interventi da fare, dobbiamo riuscire a dire con chiarezza qual è il punto d’arrivo e quali sono i tempi giusti per ciascuno dei passi necessari a raggiungerlo”.
Sulla svolta nella politica monetaria della Bce, Visco spiega che “la continua discesa del tasso d’inflazione ha convinto dei rischi anche coloro che in passato erano rimasti scettici. Le stime ricavabili dagli strumenti finanziari – afferma – suggeriscono che l’inflazione risalirà su livelli vicini al 2% solo in un orizzonte di sette o otto anni”. “Come mostra anche il lancio di un nuovo programma di acquisti di obbligazioni garantite, non dovremo esitare a intraprendere altre azioni, se necessarie per garantire la stabilità monetaria”, aggiunge rispondendo a una domanda sul quantitative easing, gli acquisti su larga scala anche di titoli di Stato.
Visco rileva poi l’importanza di “una visione europea comune“. Nel breve termine “l’utilizzo dei margini di flessibilità previsti dalle regole di bilancio e di rientro del debito europee e nazionali dovrebbe essere attuato in maniera coordinata a livello europeo”. Tenendo ferma “la vigilanza sulla sostenibilità di lungo termine dei conti pubblici di ciascun Paese”, è interesse comune, conclude, che “l’orientamento di politica fiscale dell’intera area divenga in questa fase più espansivo”.