L’Ucraina, anche oggi, è stata il terreno dello scontro tra Russia e Nato. Il comando dell’Alleanza Atlantica ha diffuso delle immagini che dimostrerebbero la presenza di truppe russe “combat-ready” al confine con l’Ucraina.
In una delle foto – sono tutte pubbliche e provengono dalla costellazione di satelliti DigitalGlobe – si vedono dei caccia in fila sulla pista di un aereoporto; per la Nato le foto dimostrano che le operazioni militari russe al confine con l’Ucraina sono cominciate ai primi di Marzo.
Il Cremlino ha immediatamente respinto le accuse, per alcuni alti ufficiali dello Stato Maggiore russo queste foto non sono altro che una montatura del comando supremo della Nato poiché si riferiscono all’Agosto 2013.
Lo Shape (il Supreme Headquarters Allied Powers Europe) ha risposto che le stesse zone vengono mostrate prima e dopo lo schieramento delle forze militari: “alcune delle fotografie sono del 2013, altre dei primi mesi del 2014 e dimostrano che le zone non erano occupate prima del marzo 2014, non c’è alcuna prova di attività militari in quelle aree nel 2013 o all’inizio del 2014, confrontando le immagini diffuse da Shape è chiaro che l’accumulo di forze è avvenuto ai primi di marzo del 2014”.
Montatura o meno: oggi, il segretario generale della Nato Rasmussen, ha annunciato che l’alleanza ha rafforzato i suoi controlli aerei sui paesi baltici, dispiegato aerei da ricognizione Awacs sulla Polonia e sulla Romania e aumentato la presenza navale nel mar Nero.
Serghei Lavrov, capo della diplomazia russa, tuttavia continua nella sua opera di persuasione rivolta a Usa e Ue e ribadisce che un’eventuale invasione delle regioni sud-orientali dell’Ucraina andrebbe contro agli interessi russi, aggiungendo poi che: “la stabilità europea è minacciata dall’aumento dei sentimenti antirussi legati alla crisi ucraina, sullo sfondo della crescita nel vecchio continente del razzismo, della xenofobia, dell’ultranazionalismo e della compiacenza verso manifestazioni neonaziste”.
Niente da fare però: Obama e la Merkel, oggi a colloquio, hanno affermato la necessità di prepararsi a una nuova escalation della crisi in Ucraina – “preoccupante la situazione nell’Ucraina orientale, dove separatisti russi, apparentemente con il sostegno di Mosca, continuano ad orchestrare una campagna di incitamento e sabotaggio per minare e destabilizzare lo Stato ucraino” – a cui seguiranno altre sanzioni verso Mosca.
Intanto proprio nell’orientale Donetsk, dove da giorni militanti filorussi stanno occupando edifici governativi, il premier ucraino Yatseniuk si è detto favorevole dell’adozione da parte del parlamento di una legge che consenta referendum locali, vietati dalla costituzione vigente, sullo status regionale.
Il premier ad interim ha anche sottolineato di non avere nessuna intenzione di abrogare la legge del 2012 che permette la coesistenza di due lingue nel caso in cui una minoranza superi il 10% della popolazione.
Da Kiev, nel frattempo, il ministro dell’Energia ucraino, Iuri Prodan, ha annunciato un appello all’istituto dell’arbitrato della Camera di commercio di Stoccolma per ottenere l’annullamento dell’accordo siglato nel 2009 tra la società energetica statale ucraina Naftogaz e il gigante russo del gas Gazprom, che recentemente ha aumentato il prezzo del gas facendolo arrivare a 480 dollari per mille m3.
Guglielmo Sano