Poco meno di 4mila euro tra rimborsi chilometrici, cene e pranzi. Questa la cifra che la procura di Bologna contesta a Stefano Bonaccini nell’ambito dell’inchiesta sulle spese ‘pazze’ dei consiglieri emiliano romagnoli in cui il candidato Pd alle primarie è indagato per peculato. Ammontano invece a 5.500 euro le spese ritenute illecite e contestate a Matteo Richetti, il deputato Pd che ha annunciato il proprio ritiro dalla corsa alle primarie.
La notizia di reato è stato un vero e proprio fulmine a ciel sereno nel PD. Per le elezioni regionali in Emilia, che si terranno il 23 novembre, si aspettava una competizione alle primarie di grande livello. La questione delle primarie con ben due renziani ha destato l’interesse anche del premier stesso, che dal palco di Bologna della Festa dell’Unità aveva dato il via libera alle primarie invogliando gli sfidanti ad appoggiare, dopo la sconfitta, chi risulterà vincitore.
RICHETTI SU FB, MI RITIRO PERCHÈ SERVE UNITÀ – “L’unità è un valore che non va solo dichiarato, ma anche praticato”. Così il deputato Pd Matteo Richetti motiva su Facebook la decisione di ritirarsi dalle primarie del centrosinistra per la presidenza della Regione Emilia-Romagna. L’unità “per me, in politica, è un valore importante – scrive – così come lo è trovare un punto di sintesi, di lavoro insieme. Per questo non metterò in campo la mia candidatura. Decisione sofferta e meditata, ma credo sia nell’interesse dell’Emilia Romagna e del Pd. Ora non è il momento delle divisioni, il nostro Paese e la nostra regione non possono permetterselo. Nel tempo in cui stiamo portando avanti riforme importanti per l’Italia – aggiunge – accolgo l’invito, arrivato da più parti, all’unità. Lo faccio perchè non basta prendere applausi scroscianti dal nostro popolo, dai democratici, quando si fanno appelli alla coesione. Bisogna saperla realizzare. Voglio ringraziare tutti coloro che hanno messo la loro faccia e la loro firma a mio sostegno, sapendo che non una goccia di questo sforzo andrà perduta”.