“Matteo Renzi ha preso un impegno formale in Europa per una semplificazione dello Statuto dei Lavoratori. Non è pensabile che ora il governo dica ‘abbiamo scherzato'”. Secca l’opinione di Pietro Ichino, giuslavorista e senatore di Scelta Civica, da sempre tra i maggiori sostenitori dell’eliminazione dell’articolo 18 dallo Statuto.
FLEXSECURITY – Intervistato da ‘La Stampa’, Ichino aggiunge, a proposito del Jobs Act: “tra giugno e luglio si è manifestata la convergenza di una parte consistente dei senatori di maggioranza su di una visione precisa del passaggio dal vecchio regime di job property a un nuovo regime di flexsecurity, articolata in tre capitoli fra loro strettamente interconnessi: un Codice semplificato e contratto a protezione crescente, un nuovo assetto degli ammortizzatori sociali, un nuovo assetto dei servizi per l’impiego centrato sulla cooperazione e integrazione tra Centri per l’Impiego pubblici e agenzie private accreditate, attraverso lo strumento del contratto di ricollocazione”.
ARTICOLO 18 – Per Ichino quanto stabilito “non è poco”, e ciò rende ovvio che “la delega al Governo investa anche la materia della disciplina dei licenziamenti”, e con essa quindi l’articolo 18. Tuttavia, il giuslavorista ricorda che “questa è soltanto una tessera del mosaico. La posta in gioco è ora molto più ampia e complessa rispetto alla pura e semplice modifica della norma sulla facoltà di recesso del datore di lavoro”. Per Ichino il punto fondamentale è un altro: “se si vuole voltar pagina rispetto al regime di job property che ha caratterizzato il regime italiano nell’ultimo mezzo secolo, occorre sostituire tutte le tessere del mosaico”.