Sondaggio Swg: la scuola e le proposte per migliorarla
Sondaggio Swg: la scuola e le proposte per migliorarla
L’istituto Swg ha diffuso il sondaggio mensile riepilogato nella pubblicazione Scenari di un’Italia che cambia di settembre 2014. Il tema della pubblicazione di questo mese è la scuola e le possibili proposte per migliorarne la qualità.
In un primo quesito si è chiesto agli intervistati di indicare i principali problemi della scuola italiana. Erano possibili più risposte, quindi la somma complessiva supera il 100%, ma quasi un italiano su due (il 49%) lamenta lo scarso collegamento fra scuola e lavoro, il 32% la carenza dei fondi, il 30% l’attrezzatura obsoleta e il 27% ritiene che gli insegnanti non siano abbastanza preparati; seguono, al 26%, chi mancanza di un sistema di valutazione degli insegnanti, chi afferma che i programmi scolastici siano inadeguati e chi invece sostiene che siano le strutture scolastiche ad essere inadeguate. Problemi presenti, ma segnalati da meno persone, quello del sovraffollamento delle classi (14%), della scarsa retribuzione dei docenti (11%), della carenza di servizi di orientamento (10%) e, all’8%, sia chi ritiene non adeguato il sistema di valutazione delle scuole, sia chi avverte come inadeguati i servizi di insegnamento di sostegno.
I rispondenti alla seconda domanda hanno ordinato da 1 a 10 il proprio accordo con alcune proposte d’intervento per migliorare la qualità del sistema scolastico italiano. A voto medio più alto corrisponde pertanto un consenso maggiore presso l’opinione pubblica. Tre sono le indicazioni che vedrebbero un’ampia approvazione da parte degli italiani: 8,5 per l’allontanamento dall’insegnamento dei docenti non adeguati, stesso voto per la proposta di aumentare la capacità di collaborazione tra scuola e imprese, 8,2 per forme premiali agli insegnanti più competenti. Riscuotono poi un discreto successo il ricambio generazionale tra gli insegnanti (7,6) e un piano nazionale di investimenti pubblici per ristrutturare le strutture scolastiche (7,5). Sufficienza abbondante anche il rinnovamento dei programmi, con maggiore autonomia alle singole scuole nella scelta dei contenuti da insegnare (6,9) e la possibilità per le scuole di finanziarsi esternamente presso privati (6,7). Invece, per poco, non raggiunge il “sei”, cioè la sufficienza, la proposta di eliminazione del valore legale dei titoli di studio, che si ferma ad una votazione media di 5,7.
Le due schede successive mostrano i giudizi attribuiti alla scuola superiore e all’università italiana suddivisi per tre classi di età, in altre parole a seconda che il soggetto intervistato abbia frequentato quel ramo del sistema scolastico tra il 2000 e oggi, tra il 1980 e il 2000, oppure prima del 1980.
Circa la qualità dell’insegnamento ricevuto, chi più recentemente ha studiato presso un istituto superiore attribuisce una votazione di 6,4, qualche decimale in più rispetto a chi ha frequentato nei decenni precedenti, che la valutano rispettivamente 6,2 e 6,1. Sotto la sufficienza, ma in miglioramento, i giudizi sulle strutture scolastiche, che ottengono un voto di 5,6 dai più freschi di studio – mentre gli altri attribuiscono 5,3 e 5,1 – e quelli su laboratori e strumentazioni, valutati con 4,9 da coloro che hanno frequentato più recentemente, 4,4 dagli studenti degli anni Ottanta e Novanta e 4,2 da chi invece ha studiato decenni fa. Unanime al 5,1 la capacità di trasmettere competenze adeguate per il lavoro. Il giudizio medio complessivo alle scuole superiori si attesta così al 5,5 per gli studenti più recenti, 5,2 e 5,1 per gli altri.
Stessa modalità di indagine, ma valutazioni leggermente più alte, sull’insegnamento universitario italiano. Qui il giudizio medio complessivo raggiunge la sufficienza: dal 5,5 e 5,8 di coloro che hanno frequentato decenni fa si passa infatti al 6,1 di chi è uscito da poco dalle università. Venendo nel dettaglio, questi ultimi attribuiscono valutazioni di sufficienza alla qualità dell’insegnamento (6,6) e a laboratori e strumentazioni (6,1), mentre appena sotto per la capacità di trasmettere competenze adeguate per il lavoro (5,9) e per la struttura fisica (5,8), giudizi che sono sempre più alti rispetto a quelli dati da chi non frequenta da tempo le aule universitarie.
Veniamo adesso ai giudizi sull’efficacia delle proposte del governo in materia di istruzione. Viene accolto con entusiasmo il rafforzamento del collegamento tra scuole e imprese con più tirocini (8,1), seguito dall’introduzione di inglese e informatica alle elementari, oltre a ore aggiuntive di storia dell’arte e musica (7,5). 7,2 ex aequo per l’aumento del numero di insegnanti di sostegno e per il nuovo contratto per gli insegnanti e 7 per le nuove assunzioni di insegnanti, come presidi a sostituire i pensionamenti. Più diffidenza nei confronti del cosiddetto organico di rete – in altre parole, gli insegnanti ruoterebbero attorno a più scuole del territorio e non ad una singola scuola – che vede una timida sufficienza del 6,1.
L’ultimo quesito mostra invece una spaccatura in merito ad un possibile ingresso di sponsor privati all’interno della scuola pubblica: la maggioranza assoluta, il 51%, lo ritiene una boccata d’ossigeno, ma il 37% vede in tutto ciò un rischio per le possibili interferenze con il progetto educativo della scuola; senza opinione resta il 12%.
La rilevazione statistica è stata effettuata a cavallo tra agosto e settembre 2014 su 1000 soggetti intervistati con modalità CAWI.