Bilanci falsi, il “buco” di Alemanno vale 500 milioni. Sotto accusa anche Marino
Il giorno dopo l’approvazione del Salva Roma (con cui il governo ha stanziato 600 milioni di euro per la Capitale) nuovi guai per il comune guidato dal sindaco Ignazio Marino.
È Repubblica, oggi, ad anticipare i risultati della “Relazione sulla verifica amministrativo-contabile a Roma Capitale”, fortemente voluta dal sindaco dem, pochi giorni dopo il suo insediamento al Campidoglio. Un buco da 500 milioni di euro, ereditati dalla precedente gestione Alemanno, su cui peserebbe, però, sostengono gli ispettori della Ragioneria Generale dello Stato, una “gestione in continuità con quella precedente”.
Una bacchettata, insomma, per il sindaco Marino,da fronteggiare anche in termini di immagine e che potrebbe accendere l’interesse dei giudici contabili. Un ammanco, quello delle casse del comune di Roma, proveniente da false fatturazioni e bilanci truccati durante la gestione Alemanno, sotto inchiesta dallo scorso febbraio, con altri ex esponenti Pdl (fra cui Renata Polverini) per finanziamento illecito ai partiti.
Un controllo del bilancio, quello del “sistema Alemanno”, si legge nella relazione, basato “su un’incoerenza dissipatrice che con una mano chiede aiuti al governo e con l’altra spende e spande”. “I documenti contabili relativi al periodo 2009-2012 – emerge dalle carte – espongono dati che non rappresentano in maniera veritiera la condizione in cui versa l’ente. La presenza di debiti fuori bilancio, la conservazione di residui attivi non supportati da titolo giuridico e l’inadeguato accantonamento di somme dal fondo di svalutazione crediti ha creato un effettivo disavanzo di amministrazione di quasi 500 milioni di euro”. Nella relazione, gli ispettori tratteggiano una situazione abbastanza chiara, su cui la magistratura potrebbe aprire un’inchiesta: la nuova giunta di sinistra, alla guida dell’ente dal giugno 2013, starebbe gestendo i conti pubblici proprio come quella che l’ha preceduta e che “nonostante le difficoltà finanziarie che hanno indotto nell’anno 2008 lo Stato ad accollarsi il debito pregresso del Comune di Roma” ha continuato “ad aumentare progressivamente la spesa corrente”.
Negli anni, il debito del comune di Roma è progressivamente lievitato: da 3,2 miliardi del 2007 ai 4,1 miliardi del 2012. Cifre gonfiate e contri truccati a causa di una gestione clientelare, in cui le voci di spesa maggiore provengono dai bilanci dell’Atac e dalle municipalizzate. Irregolarità sono state rilevate anche “nelle procedure di affidamento degli appalti di servizi e nella corresponsione del trattamento accessorio al personale dipendente, in palese violazione del contesto normativo e contrattuale vigente”. Mense, appalti, assunzione del personale e reclutamento dei dirigenti pubblici: procedure svolte in contrasto con le norme fissate dalla pubblica amministrazione. Presunte irregolarità rilevate anche “sui contratti sottoscritti nella seconda parte del 2013” dal sindaco Marino. Un atto d’accusa che travolge dunque anche l’attuale amministrazione. Per ironia della sorte, era stato lo stesso Marino a chiedere agli ispettori di quantificare il valore effettivo del debito accumulato dall’ente durante la precedente giunta Alemanno. Ora si attende la risposta del sindaco e l’acquisizione della relazione da parte della magistratura.