Sondaggio Lorien: parabola Renzi in fase discendente, le preoccupazioni degli italiani restano

Pubblicato il 10 Settembre 2014 alle 15:47 Autore: Piotr Zygulski
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Sondaggio Lorien: parabola Renzi è in fase discendente, le preoccupazioni degli italiani restano

The end is near? La fine è vicina? Questa è la copertina dell’Osservatorio Socio-Politico dell’istituto Lorien Conslting nella rilevazione del 1° settembre 2014 – in collaborazione con Italia Oggi – che intende indagare la sfiducia e le preoccupazioni degli italiani. Non solamente intenzioni di voto e fiducia nel governo, quindi, ma si analizzano anche numerose tematiche di attualità che possono influire sui comportamenti dell’elettorato.

In un primo quesito è stato chiesto al campione dei 1000 soggetti intervistati se si sente colpito personalmente dalla crisi. I dati sono a dir poco allarmanti: l’81% degli italiani afferma di percepire la crisi economica sulla propria pelle, con un aumento di quattro punti percentuali rispetto a luglio.

Mostra un trend nuovamente in discesa le percezioni dell’economia europea e mondiale, che negli ultimi mesi dello scorso anno erano riuscite a migliorare, rispettivamente a quota 30 e 27, mentre i mesi del 2014 ci hanno riportato nuovamente a una percezione pari a quella di un anno fa, ossia a 23 e a 19.

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Anche gli indicatori sulla percezione dell’economia italiana, nonostante le oscillazioni, non si discostano molto dai livelli di un anno fa: 48 per quello della situazione finanziaria personale, 36 per quello della situazione professionale e bassissimo, a 5, quello della situazione economica complessiva dell’Italia. Sei primi due indicatori hanno avuto un timido miglioramento, dopo il minimo segnato a giugno/luglio, la situazione economica italiana continua ad essere percepita come sempre peggiore e in questa rilevazione registra il minimo storico.

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Sembra volgersi al declino anche la parabola di ottimismo sul futuro. In questo caso il minimo era stato toccato negli ultimi mesi del 2013, poco prima della crisi del governo Letta, mentre l’insediamento di Renzi a Palazzo Chigi aveva risollevato la fiducia degli italiani sino ad un valore di 58, in corrispondenza delle elezioni europee di maggio. Nel periodo estivo, invece, il sole brucia di ben 7 punti l’ottimismo nel futuro, riportandolo così a 50, quindi ai livelli pre-Renzi.

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Venendo alla fiducia nell’esecutivo, l’istituto Lorien rileva che attualmente il 56% degli italiani esprime giudizi positivi per il Governo Renzi, in calo di dieci punti rispetto a due mesi fa.

Ma forse è più interessante confrontare la popolarità dei primi mesi di governo di Renzi con quella dei suoi predecessori. Nel caso di Monti l’entusiasmo della prima settimana (60%) si è quasi dimezzato (35%) nel giro di un mese, per poi risalire sopra la soglia del 50% il terzo/quarto mese di governo e scendere nuovamente al 26% dopo otto mesi. Letta invece ha mantenuto un alto consenso sopra il 60% il primo mese di governo, mentre nei periodi successivi si è calato leggermente, attestandosi di poco sopra la maggioranza dei giudizi positivi. Renzi invece ha visto un entusiasmo crescente, raggiungendo il suo massimo (66%) a quattro mesi dalla formazione del governo, ma adesso sembra entrato in una fase discendente, non riuscendo ad andare molto oltre il 55% di consensi ottenuto nello stesso periodo da Letta.

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Il periodo estivo ha visto quindi una diminuzione della fiducia nel futuro che va di pari passo con il calo dei giudizi positivi sul governo. Da questo grafico si può infatti notare la correlazione tra i due indicatori, nonostante i consensi nell’esecutivo si mantengano qualche punto sopra quella nei confronti del futuro. Come osserva a proposito l’istituto Lorien: “la fiducia degli italiani nel futuro appare un effetto diretto della capacità percepita del Governo di operare e di imprimere un cambiamento forte, radicale e positivo al Paese”.

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Le priorità degli italiani restano quelle rilevate a febbraio, anche se oggi sembrano più urgenti: riforma del mercato del lavoro (invocata dal 73% del campione, in aumento di 27 punti), investimenti nella sanità e nella scuola pubblica (52%, +21), riduzione delle tasse sul lavoro (26%, +5). Meno prioritarie rispetto a febbraio sono diventate le riforme costituzionali (9%, -13) e la modifica della legge elettorale (11%, -8) che, di fatto, restano ferme in parlamento, anche se Matteo Renzi pare sia intenzionato a riaprirne il fascicolo a breve, eventualmente con un nuovo accordo al Nazareno con Silvio Berlusconi.

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Dei provvedimenti annunciati dal governo, il 25% degli intervistati ricorda il decreto scuola, il 24% la riforma della giustizia e il 12% il decreto “Sblocca Italia”. Le misure più apprezzate sembrano essere, rispettivamente: l’assunzione di 100mila insegnanti con il rafforzamento di geografia, inglese e storia dell’arte; provvedimenti per accorciare la durata dei processi civili; ecobonus e semplificazioni burocratiche per opere e cantieri.

lorien settembre 2014 riforme governo renziDa luglio 2013 a luglio 2014 in vetta alle preoccupazioni degli italiani restano sempre la disoccupazione e il lavoro (che preoccupano il 96% dei rispondenti, +1 in un anno), gli altri temi restano pressappoco stabili, senza variazioni significative, eccetto quello del terrorismo e delle guerre, che torna ad essere prioritario per il 34% degli intervistati (+24 punti). Seguono, poi, la debolezza classe politica (33%, -1) e l’inquinamento, da affrontare con una maggiore tutela dell’ambiente (32%, -2 punti).

lorien settembre 2014 preoccupazioni degli italianiSe le preoccupazioni degli italiani per il terrorismo e le guerre sono in crescita, ciò è dovuto ovviamente anche alle vicende mediorientali dell’ISIS/ISIL.  Il 63% degli italiani afferma di aver sentito parlare del nuovo califfato islamico e il 59% sostiene di essere molto o abbastanza informato sulla guerra in corso tra la Siria e l’Iraq.  La non conoscenza delle parti in conflitto cala dal 40% al 28%; se il 49% identifica le parti in conflitto nei “fondamentalisti islamici, al-Qaeda e forze dei paesi occidentali”, esistono anche altre interpretazioni, ad esempio è il 35% a vedere in tutto ciò uno scontro tra fondamentalisti sunniti e sciiti.

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Ammette di essere “molto” o “abbastanza preoccupato” dal rischio di attentati terroristici in Italia il 72% del campione; sul versante culturale, cresce dal 35% al 47% la quota di chi pensa che gli immigrati musulmani debbano accettare le regole sociali europee anche se si discostassero dalle proprie, mentre sono in calo coloro che ritengono che i musulmani possano integrarsi tranquillamente in Europa (dal 35% al 25% attuale) e chi indica in una “concezione arretrata” della donna la difficoltà di integrazione (dal 30% al 21% di oggi).

lorien settembre 2014 islam paura attentatiRiguardo invece il conflitto ucraino, si considera informato il 53% degli italiani ed è l’86% a percepire con timore la situazione attuale in Ucraina.

Il 90% degli intervistati si ritiene preoccupato della situazione al largo delle nostre coste a seguito degli sbarchi di immigrati africani e mediorientali e delle numerose vittime in mare. Il 65% ha sentito parlare della nuovo progetto europeo Frontex Plus che sostituirà Mare Nostrum e, tra quanti ne sono a conoscenza, 8 su 10 attribuiscono un giudizio complessivamente positivo sull’avvio dell’operazione Frontex Plus.

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Passiamo infine alle intenzioni di voto nei partiti politici italiani. Innanzitutto notiamo che rispetto a luglio i rispondenti calano di 10 punti, dal 67% al 57%.

Stando a questa rilevazione Lorien, il Partito Democratico si conferma quale prima forza politica nazionale, con il 40% dei consensi, perdendo di fatto i 5 punti percentuali di sostegno aggiuntivo che si era conquistato con l’“effetto elezioni”, mentre Scelta Civica pare in crescita dallo 0,5% all’1%. Forza Italia continua a calare al 14,5% (-1 rispetto a luglio) e anche Lega Nord e NCD+UDC registrano un lieve cedimento di mezzo punto percentuale, attestandosi rispettivamente al 6,5% e al 4%. Fratelli d’Italia stabile al 3%. Il Movimento 5 Stelle viene dato in crescita di tre punti, che gli permettono di riassestarsi sul 21% dell’elettorato. SEL e le altre sigle di sinistra raccolgono il 4% dei potenziali voti, i Verdi l’1% e l’IDV lo 0,5%; altri partiti minori metterebbero insieme il 4,5% dei consensi. Eccettuata quindi la diminuzione di oltre due punti per Forza Italia, per tutte le altre forze politiche è terminato l’“effetto europee” – che ha accentuato la crescita per alcune e il calo per altre – pertanto oggi otterrebbero grosso modo gli stessi consensi registrati nella consultazione elettorale di maggio.

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Il grafico seguente prova invece a suddividere la base elettorale di ogni partito in elettori fedeli (sicuri del proprio voto), elettori attuali e elettori potenziali (che prendono anche solo in considerazione la possibilità di votare una forza politica). Da luglio a oggi, per il PD e Forza Italia assistiamo ad una contrazione dell’elettorato fedele: per il primo si passa da 8,7 milioni a 7 milioni, per l’altro da 3,1 milioni a 2,5 milioni; tuttavia, mentre Forza Italia aumenta il proprio bacino potenziale complessivo da 8,5 a 9,4 milioni di persone che prendono in considerazione il voto al partito di Silvio Berlusconi, il PD lo riduce di ben due milioni, da 21,6 a 19,6. Il M5S consolida uno zoccolo duro di 3,9 milioni (+90.000 elettori) che certamente lo voteranno ed espande il proprio bacino potenziale: rispetto a luglio sono 660.000 gli elettori in più che potrebbero scegliere cinquestelle, complessivamente 10,53 milioni. Il Movimento fondato da Beppe Grillo si configura sempre più – osservano i sondaggisti – come una forza politica composta da un “elettorato militante e quindi più fedele e meno soggetto agli effetti dell’affluenza”, che invece penalizzano le altre due forze politiche maggiori. La coalizione del Nuovo Centro Destra con l’Unione Di Centro subisce una lieve emorragia di elettori, ma la sua base certa è di almeno mezzo milione di voti che, sommati a quelli molto più incerti, continua a mantenersi sull’ordine dei 5 milioni di potenziali elettori.

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Per gli altri partiti, il calo della Lega Nord riguarda principalmente una fuoriuscita di circa mezzo milione di elettori sicuri, mentre al calo quasi analogo dei fedelissimi dei Fratelli D’Italia si accompagna invece un allargamento del bacino potenziale. Per le sigle di sinistra, come SEL e Rifondazione – quelle che hanno appoggiato la “lista Tsipras”, per intenderci – abbiamo invece una maggiore convinzione dell’elettorato, che raddoppia numericamente nei sostenitori più fedeli e amplia pure il raggio d’azione, seducendo circa 7 milioni di elettori italiani.

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L'autore: Piotr Zygulski

Piotr Zygulski (Genova, 1993) è giornalista pubblicista. È autore di monografie sui pensatori post-marxisti Costanzo Preve e Gianfranco La Grassa, oltre a pubblicazioni in ambito teologico. Nel 2016 si è laureato in Economia e Commercio presso l'Università di Genova, proseguendo gli studi magistrali in Filosofia all'Università di Perugia e all'Istituto Universitario Sophia di Loppiano (FI), discutendo una tesi su una lettura trinitaria dell'attualismo di Giovanni Gentile. Attualmente è dottorando all'Istituto Universitario Sophia in Escatologia, con uno sguardo sulla teologia islamica sciita, in collaborazione con il Risalat Institute di Qom, in Iran. Dal 2016 dirige la rivista di dibattito ecclesiale Nipoti di Maritain. Interessato da sempre alla politica e ai suoi rapporti con l’economia e con la filosofia, fa parte di Termometro Politico dal 2014, specializzandosi in sistemi elettorali, modellizzazione dello spazio politico e analisi sondaggi.
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