Restyling della provincia di Milano: in arrivo la Città metropolitana, ma non è un vero cambiamento
Il 28 settembre, a Palazzo Isimbardi, i sindaci e i consiglieri dei comuni della defunta provincia di Milano eleggeranno il nuovo Consiglio Metropolitano, ibrido che ben rappresenta la gattopardesca qualità italica di cambiare tutto per non cambiare nulla.
Il primo Consiglio Metropolitano dovrà, in particolare, scrivere lo Statuto della Città Metropolitana, regolando così le modalità di elezione del prossimo Consiglio e del Sindaco che, probabilmente, torneranno ad essere votati direttamente dai cittadini a partire dal 2016. In sostanza, quindi, abolita la provincia, si costituisce un nuovo Ente uguale a quello soppresso (fatta ovviamente eccezione per il nome).
Le città metropolitane esistono in molti ordinamenti ed è probabilmente giusto che vengano finalmente istituite anche in Italia. Nei paesi cosiddetti “normali”, però, le città metropolitane sono Enti di certe dimensioni che riassumono, in un unico organismo, le funzioni proprie del comune e quelle di enti più grandi. Per farsi un’idea, si consideri un paio di esempi presi da due mondi diversi: Berlino e San Francisco.
La capitale tedesca (come anche Amburgo e Brema) è una “città-stato” in cui le funzioni di governo locale e statale sono assunte dai medesimi organi: Regierender Bürgermeister (il sindaco), Senat (la giunta) e Abgeordnetenhaus (il consiglio). La città è poi divisa in dodici Distretti (Bezirk) assimilabili, per organizzazione e funzioni, alle “Zone” meneghine (ciascun distretto elegge un consiglio e un presidente).
La City and County of San Francisco, già nel nome, ricorda di essere sia città che contea, ente locale intermedio dell’ordinamento di parecchi stati americani. Il Sindaco e gli undici membri del Board of Supervisors esercitano dunque le funzioni di governo dei due livelli “consolidati” in un’unica giurisdizione.
Caratteristica peculiare di queste “città metropolitane” è, appunto, il consolidamento in un unico ente di funzioni che, normalmente, sono distribuite tra due o più enti differenti. Perché in Italia, invece, questo principio non è stato affatto recepito? Per il cittadino milanese, sostanzialmente, tutto resterà uguale: le competenze resteranno divise tra consiglio di zona, consiglio comunale e consiglio metropolitano.
Un intervento serio e completo avrebbe dunque fuso in un solo ente metropolitano tutti i comuni interessati, ridisegnando parallelamente la geografia dei consigli di zona su tutta l’area metropolitana. Questa riforma, invece, ha cambiato il nome alle provincie. Ma non produrrà altri risultati. Cambiamento formale e cambiamento sostanziale non sono la stessa cosa.