Il rosso è l’eterno nemico di Forza Italia. Quando non è lo storico avversario della sinistra durante la campagna elettorale, sono i conti del partito ad agitare i sonni dello stato maggiore della formazione berlusconiana.
La situazione è diventata insostenibile, a tal punto che oggi la tesoriera Maria Rosaria Rossi ha convocato una riunione nella sede di Piazza San Lorenzo in Lucina a Roma per discutere del problema. Presenti anche il consigliere politico, l’europarlamentare Giovanni Toti, la portavoce e responsabile della comunicazione Deborah Bergamini, il tesoriere del fu Popolo della Libertà Rocco Crimi e il segretario della Conferenza dei Presidenti dei Comitati Regionali Sestino Giacomoni.
I TRE NODI DEL DEBITO – Rossi innesterà la questione delle casse dissanguate del partito, affrontando tre nodi essenziali. Il primo riguarda gli stipendi dei dipendenti, che rischiano di non essere pagati a settembre. Il secondo riguarda i contributi che i deputati devono al partito e che ancora non sono stati versati. Infine, c’è il problema di chi è in ritardo con i pagamenti dei contributi mensili. Entrate non riscosse, queste ultime due che, nel lungo andare, hanno pesato sulle casse del partito, al punto da far lievitare il debito a 88 milioni già nel 2013.
LE SOLUZIONI PER RECUPERARE I SOLDI – Per recuperare i soldi evitando lo spettro dei tagli al personale due sono le strade da percorrere: cercare i deputati che non hanno pagato e promuovere una campagna di raccolta dei contributi dai singoli. Quest’ultima è particolarmente evidente sul sito del partito, in cui si legge: “La sinistra ha le Coop e le feste dell’Unità. La nostra unica Coop era Berlusconi. Ora non è più possibile. La sinistra ha fatto una legge per impedirmi di finanziare Forza Italia”. L’ultima frase si riferisce ai tetti imposti dalla legge sul finanziamento ai partiti, che hanno inciso sulla capacità contributiva di Silvio Berlusconi. L’ex premier, che ha abbondantemente finanziato la sua formazione politica negli ultimi vent’anni, aveva già lanciato l’allarme a giugno, quando dopo aver pagato il debito di 15 milioni col Pdl, aveva affermato: “Siamo con l’acqua alla gola, servono soldi”.
Alessandro De Luca