L’indagine che ha travolto i vertici del Pd in Emilia Romagna continua a far rumore. Sulla questione è tornato uno degli indagati eccellenti, Matteo Richetti. Il deputato modenese del Pd, torna sulla sua decisione di non partecipare alle primarie Pd. “Matteo Renzi non mi ha mai chiesto di ritirarmi dalle primarie ma certo da Roma e in Emilia ho ricevuto sollecitazioni a fare un po’ di ordine nel quadro che si era creato. Ho scelto di fermarmi – spiega Richetti – per semplificare il quadro e per evitare ogni possibile strumentalizzazione e divisione, ho cercato di fare una scelta che rafforzasse il lavoro del Pd”. “La mia decisione – aggiunge – ha coinciso con le informazioni che poi mi sono arrivate sull’indagine e per questo ho ritenuto ancora più opportuno ritirarmi. Posso dire che le motivazioni che mi hanno portato a fermarmi dalla corsa si sono sommate”.
Massimo Mezzetti, assessore regionale alla Cultura in quota Sel in Emilia Romagna, ironizza, ma non troppo, sull’indagine in corso. “Per risparmiare tempo, chiediamo alla Procura di Bologna chi vuole alla presidenza della Regione. Credo – spiega Mezzetti in un’intervista alla Stampa – che la giustizia debba fare il suo corso, fino in fondo e senza guardare in faccia nessuno. Ma credo anche che due anni di indagini siano sufficienti per arrivare a una prima conclusione. Non è pensabile che i destini politici di un’istituzione siano affidati alle voci, alle indiscrezioni, ai detto e non detto che trapelano periodicamente”.
Anche Pierferdinando Casini, dalle colonne di Repubblica, critica la giustizia “ad orologeria”. “I nodi sono venuti al pettine e la politica deve assumersi la responsabilità di decidere. Altrimenti tanto vale andare alla procura della Repubblica e chiedere a loro il nome del candidato alla presidenza della Regione. Non possiamo accettare l’idea che, dalle candidature alla politica industriale, siano i magistrati a determinare tutto”. “Qualche strana coincidenza c’è – osserva inoltre Casini -. Non si può tenere aperta un’inchiesta del genere per due anni”.
Per Linda Lanzillotta di Scelta Civica “c’è un problema di oggettiva interferenza, almeno nella vicenda dell’Emilia Romagna, da parte della magistratura”. “Si tratta di un’indagine – ha aggiunto la vicepresidente del Senato – che dura da due anni e si conclude proprio nei giorni della presentazione delle candidature alle primarie. È un qualcosa che danneggia il Paese, al di là della vicenda politica, perché continua a dare la sensazione di una classe dirigente corrotta, cosa che nel caso di specie è molto discutibile che sia, e soprattutto di un Paese sempre scosso da vicende giudiziarie che non riesce mai a trovare una sua stabilità per operare sul piano politico”.
Si avvicinano le primarie del 28 Settembre e dopo il ritiro di Matteo Richetti restano in corsa in due. “Con la coraggiosa decisione di Stefano Bonaccini si apre la campagna per le primarie. Finalmente”. L’ha scritto in mattinata, sulla propria pagina Facebook, Roberto Balzani, ex sindaco di Forlì, unico rimasto in corsa col segretario regionale alle primarie verso la presidenza della regione Emilia-Romagna. “Saremo due – ha continuato Balzani nel giorno in cui è prevista la consiglia delle firme dei cittadini che darà ufficialmente il via alla competizione – il terzo, Riva (di Centro Democratico ndr.), si è ritirato, pare per effetto di pressioni romane (Pd e partito suo), desiderose di far saltare la competizione. Perché è chiaro che il disegno era questo: se no, perché parlar tanto di ‘briscoloni’ e pezzi da 90 e nulla o quasi di chi ha raccolto firme, creato comitati, avviato un dibattito?”.
4. I candidati del PD li scelgono i cittadini con le primarie, non soggetti esterni. In Emilia Romagna vinca il migliore.
— Matteo Renzi (@matteorenzi) 12 Settembre 2014
Sulla questione è intervenuto anche il premier Matteo Renzi con un tweet. “I candidati del Pd li scelgono i cittadini con le primarie, non soggetti esterni. In Emilia Romagna vinca il migliore”.