Da una parte Carlo Cottarelli, e la sua spending review. Dall’altra la Legge di Stabilità 2015. E se non si vuole fare cassa con l’aumento delle entrate (ovvero una maggiore tassazione), la si deve fare necessariamente per mezzo di minori uscite (tagli agli sprechi, quindi). E’ tra l’incudine e il martello della Finanziaria da 20 miliardi di euro che si trovano i vari Ministeri. Primo fra tutto quello della Sanità, guidato dall’esponente Ncd Beatrice Lorenzin. L’esecutivo promette che i tagli riguarderanno solo ed esclusivamente gli sprechi, non l’organico necessario. Ma è la solita frase di circostanza che ogni Governo ha sostenuto precedentemente i tagli alla Salute, salvo poi decurtare parte del finanziamento stesso. Forniture ed approvvigionamenti sono centro di polemiche e nel mirino dei tagli, nonostante le parole della titolare della Sanità (“spero che i tagli non riguardino la sanità”), precedentemente al faccia a faccia col Presidente del Consiglio, Matteo Renzi.
Sanità si, pensioni e welfare no. Sembra questa la linea dei tagli, atti a determinare la somma di 20 miliardi. Per poi aggiungere un taglio dell’Irap (imposta regionale sulle attività produttive) ed una semplificazione sul ginepraio della Tasi (tassa sui servizi indivisibili). Ma i tagli ai Ministeri non sembra siano in grado di raggiungere quota 20 miliardi: è una cifra troppo alta. E la lotta all’evasione fiscale, per definizione, non fornisce numeri precisi. E’ in questo mare sconosciuto e turbolento che il Governo Renzi naviga e dal quale deve cercare di uscire sano e salvo, pena decrescita del consenso.
Intervento sui tagli in sanità del presidente della Conferenza delle Regioni Sergio Chiamparino: “Con il Governo abbiamo siglato in agosto un patto d’onore sulla sanità: se si rompe viene meno il rapporto di fiducia e collaborazione”.
Daniele Errera