Sondaggio Ixè per Agorà: stabile la fiducia in Renzi, flop 80 euro ma speranze nel Jobs Act
Come ogni settimana, l’istituto Ixè divulga il risultati del proprio sondaggio settimanale con l’edizione del venerdì mattina della trasmissione Agorà (ancora nella versione estiva) su Rai 3, in modo da lasciarne la discussione agli ospiti della puntata, anche come stimolo al dibattito guidato dalla giornalista Serena Bortone.
Secondo la rilevazione del 12 settembre, risulta stabile la fiducia in Renzi, che mantiene una popolarità del 50%, invariata rispetto alla scorsa settimana. Anche gli altri esponenti politici mantengono il consenso della settimana precedente, con l’unica eccezione per Silvio Berlusconi: il leader di Forza Italia recupera un punto percentuale, con il 17% degli italiani che si fida di lui.
Possiamo notare che anche il governo, trainato dalla popolarità di Matteo Renzi, continua a godere della fiducia del 49% degli italiani, esattamente come nell’ultimo sondaggio. La deputata di Forza Italia Laura Ravetto, intervenuta in studio, ha osservato che è solamente merito della popolarità di Renzi se quella del governo può mantenersi elevata.
Per questo avevamo detto che un italiano su due si fida (abbastanza) di Renzi, anche perché l’elettorato stenta a trovare alternative credibili sulla scena politica.
In un altro quesito è stato chiesto agli intervistati come giudichino i risultati del governo Renzi ottenuti finora. Soddisfatti e insoddisfatti pressappoco si equivalgono, 44% contro il 43%. Esiste però un 13% che afferma di non sapere rispondere alla domanda, forse in attesa di percepire gli effetti dei provvedimenti approvati. Dati abbastanza in linea con quelli del sondaggio analogo condotto dall’istituto Ipsos, che stimava però gli insoddisfatti in misura leggermente superiore, al 45%.
Tuttavia, come vediamo nella scheda successiva, è ben l’85% degli italiani a trovarsi in sintonia con l’affermazione di Matteo Renzi secondo la quale nella Pubblica Amministrazione ci sarebbe “troppo grasso che cola”.
Resta quindi ancora molto da fare affinché parole e provvedimenti, molti dei quali solamente annunciati, possano avere ripercussioni percepite come soddisfacenti dall’opinione pubblica che, pur concordando con le parole del presidente del Consiglio, in larga parte ammette di non averne ancora apprezzato risultati concreti nella vita quotidiana.
Infatti, un altro quesito riguarda proprio gli effetti di una delle misure più note, quella del bonus 80 euro in busta paga per alcune categorie di lavoratori. Solamente il 21% degli italiani afferma che tale provvedimento ha inciso sui consumi della propria famiglia, mentre 8 italiani su 10 (il 79%) non hanno constatato particolari miglioramenti.
Nonostante ciò, mostra fiducia – o almeno, speranze – nei confronti del Jobs Act il 59% degli intervistati, ritenendo che il provvedimento del governo aiuterà l’occupazione; è invece il 41% a rispondere negativamente a questa domanda. Secondo il sindacalista Piero Bernocchi, ospite della puntata, ciò sarebbe dovuto anche al fatto che gli italiani non conoscono bene i dettagli del provvedimento, ma si fidano semplicemente dell’annuncio di Renzi.
Sul tema del blocco dei contratti della polizia, il 61% ritiene che lo sciopero dei sindacati delle forze dell’ordine sia giusto, mentre un 32% lo considera sbagliato, in quanto il governo non può accettare ricatti di questo tipo. Non si esprime il 7%.
Il ruolo di Forza Italia è stato oggetto di un’altra domanda. L’opposizione “morbida” condotta dal partito di Berlusconi rappresenta un segnale di debolezza politica per il 56% del campione, ma il 33% ritiene che sia una forma di responsabilità. Tra gli elettori di Forza Italia, invece, prevalgono coloro che propendono per questa ipotesi al 49%, mentre il 41% vede nella debolezza la causa del moderatismo di questa compagine politica.
A non esprimersi è l’11% degli intervistati e il 10% di coloro che oggi voterebbero Forza Italia.
Una domanda riguarda invece la discussa affermazione di Rosy Bindi sulle ministre del Governo Renzi, la cui selezione sarebbe avvenuta “anche perché erano giovani, non solo perché erano brave, ma anche perché erano belle […] meglio che vengano considerate nella loro bellezza e nella loro giovinezza”. Ma sono in pochi (il 23%) a condividere questa uscita; una larga maggioranza del 73% ritiene che la Bindi non abbia ragione.
Per il 58% degli italiani la priorità del governo continua a restare quella di affrontare l’emergenza lavoro, però rispetto alle precedenti rilevazioni sono in aumento coloro che indicano il taglio dei costi della politica, che oggi costituiscono il 16% (a fine agosto erano il 9%).
Tra coloro che invece si sono informati, il 59% verrà a pagare di più rispetto all’IMU, il 15% di meno e il 26% una cifra simile.
Nonostante tutto, il 57% dei soggetti intervistati continua a confidare nella sicurezza economica costituita dalla casa di proprietà.