L’ex area dalemiana, poi bersaniana, infine cuperliana del partito è sempre stata coesa ed unita. Una è successa all’altra, quasi in toto. E le idee (struttura, organizzazione partitica, linea politica) sono altrettanto successe da un capobastone all’altro, da un militante di corrente all’altro. A tornare in auge adesso, all’interno del Pd, è la questione premier-segretario. Una sovrapposizione ma digerita dalla sinistra dem.
Carta canta: nel 1998 D’Alema successe a Prodi presso Palazzo Chigi. Il ‘baffino’ lasciò immediatamente la segreteria del Pds, sostituito da Veltroni. Nel 2013 Bersani affermava che avrebbe lasciato la segreteria qualora fosse stato nominato premier. Cuperlo, nel finire del 2013, sosteneva lo stesso punto: o segretario o premier. L’articolo all’interno dello statuto Pd, secondo il quale vi sarebbe un automatismo segretario di partito – candidato Presidente del Consiglio, va superato. E’ questo un inossidabile punto della linea della sinistra Pd, l’ex area dalemiana. Renzi non la vede così, è evidente. E lo ha lui stesso ribadito presso Porta a Porta: “non ci penso nemmeno un nanosecondo a lasciare il Nazareno”.
E’ Bersani a raccogliere le parole dell’ex sindaco fiorentino: “Renzi dice che non ci ha pensato nemmeno per un nanosecondo a fare un passo indietro dalla segreteria. Io non ho mai chiesto a Renzi di fare un passo indietro dalla carica di segretario, anche se io non ci avrei pensato un momento a farlo quel passo indietro”. L’ex Ministro dello Sviluppo Economico, è ovvio, mal digerisce il doppio incarico. Perché sa che una sovrapposizione metterebbe in secondo piano il partito in favore dell’azione governativa. Ed è stato lo stesso Bersani, più volte, a sottolineare l’importanza del partito (“il Pd deve essere il partito del secolo”) come strumento per la popolazione che superi la vita dei leader e si profonda nella società nel lungo periodo.
Sull’ipotesi ventilata da Renzi circa una segreteria Pd unitaria (maggioranza ed opposizioni), Bersani chiede una riflessione: “non si parli di gestione unitaria se non c’è prima una discussione su cosa è il partito in questo momento. Una gestione unitaria si può cominciare solo se c’è una riflessione comune sul tema partito, cioè su come si organizza nel momento in cui è al governo”. E conclude sostenendo come serva “una riflessione senza magliette, con un documento aperto su cui discutere nei territori e poi in un appuntamento nazionale, su come dare forza al partito”.
Daniele Errera