Il presidente della Bce, Draghi: “Servono riforme più ambiziose”
‘Whatever it takes’, disse tempo fa Mario Draghi, direttore della Banca Centrale Europa. Faremo di tutto per salvare l’euro, intendeva. E da lì l’istituzione di Strasburgo cominciò a tagliare i tassi d’interesse volta dopo volta, continuamente. Era una mossa volano per la crescita, immettendo più liquidità nel sistema economico europeo. Ma qualcosa non è andato nel verso giusto. Draghi, infatti, sottolinea come questa sia la mossa corretta, ma manchi la fase 2. Quella degli investimenti. Senza questi lo stimolo Bce non funziona. “Nessuno stimolo monetario o fiscale – sostiene Draghi – può avere successo se non accompagnato dalle giuste politiche strutturali – che – favoriscono la crescita potenziale e infondono fiducia”. La situazione economica europea (e specialmente quella italiana) fa rabbrividire: “bassa crescita e bassa inflazione, debito elevato e alto tasso di disoccupazione”. Questi indici “possono essere affrontati solo attraverso azioni concordate su entrambi i lati, della domanda e dell’offerta dell’economia”.
Secondo Draghi la formula necessaria è la seguente: “un deciso incremento degli investimenti è essenziale per portare l’inflazione in maggiore prossimità dei livelli auspicati, per stimolare l’economia e ridurre la disoccupazione. Solo se le politiche strutturali, di bilancio e monetarie procedono di pari passo, l’area dell’euro assisterà al recupero degli investimenti”. A tutto questo va coniugata “un’applicazione coerente e credibile del Patto di stabilità e crescita nel tempo e in tutti paesi”. Questi devono lavorare “alla crescita delle politiche di bilancio, riducendo il carico fiscale e la riduzione delle spese correnti improduttive”. Poi sarà la volta degli investimenti privati, la cui ripresa può essere sostenuta dall’Unione Europea stessa. Di conseguenza è doverosa una riflessione “sulla politica di bilancio globale della zona euro, al fine di aumentare gli investimenti pubblici dove ci sia spazio fiscale per farlo”. Draghi ha invitato a “non dimenticare i profondi squilibri economici del passato, i progressi fatti (sul fronte del consolidamento, ndr) non devono essere guastati, quindi bisogna rispettare il Patto di stabilità e crescita che è un’ancora di fiducia”
Infine la chiosa finale. “Per far sì che tornino gli investimenti serve fare riforme strutturali più ambiziose. I paesi dovranno affrontare le raccomandazioni specifiche in maniera determinata”.
Daniele Errera