Cile, Bachelet “Annulleremo l’amnistia di Pinochet”
Michelle Bachelet ha scelto il giorno giusto per annunciare ai cileni che presto il suo governo si metterà a lavoro per annullare la legge di amnistia voluta da Pinochet nel 1978. L’11 Settembre dalle parti di Santiago non si ricordano gli attentati alle Torri Gemelle di New York, almeno non solo quelli, ma il colpo di stato del 1973. L’11 Settembre di quell’anno il generale Pinochet, appoggiato della CIA, con l’esercito cinse d’assedio il palazzo Presidenziale oltre a farlo bombardare dall’aviazione.
Arroccatosi all’interno de La Moneda il Presidente Salvador Allende, eletto 3 anni prima, preferì il suicidio alla resa. Quel giorno il Cile ancora non sapeva che il suo volto sarebbe cambiato per sempre: 130mila persone vennero arrestate nei successivi tre anni, il numero dei desaparecidos salì a diverse migliaia già nei primi mesi successivi al golpe, le recenti stime parlano di 38mila persone letteralmente scomparse dalla faccia della terra.
Come la stragrande maggioranza delle famiglie cilene anche quella dell’attuale Presidente Bachelet ha vissuto in prima persona la crudeltà del regime: il padre, ufficiale di aviazione, morì nel 1974 a causa delle torture subite. L’anno successivo a essere torturata fu la stessa Michelle Bachelet, nel noto centro di detenzione Villa Grimaldi, insieme alla madre.
A 41 anni dall’inizio di quella fase, però, il Cile è pronto a chiudere i conti. La Bachelet ha una larga maggioranza alle camere, non ci saranno problemi ad annullare la legge del 1978 che amnistiava tutti i crimini commessi durante il colpo di stato e negli anni immediatamente successivi (1973-1975). Tale legge avrà effetto retroattivo, quindi i giudici potranno indagare su tutti coloro che ne hanno beneficiato. A dire il vero i giudici da tempo hanno cominciato a indagare sui crimini commessi in quei terribili anni considerandoli “violazioni dei diritti umani”. Tra di essi si è distinto Carlos Cerda: per primo stabilì con certezza che il regime utilizzava le “sparizioni” per eliminare gli avversari politici, pagando con l’allontanamento dalla magistratura.