Il deficit al 2,6% era “un obiettivo compatibile con un quadro macroeconomico diverso, e comunque rispetteremo i vincoli”. E’ questa la risposta Pier Carlo Padoan, ministro dell’economia, a chi chiede se l’Italia riuscirà a rispettare il target previsto del 2,6%, prima dell’incontro dell’Eurogruppo. E continua: “la Bce ammette che il quadro macroeconomico è molto peggiore di sei mesi fa e c’è l’ovvia implicazione per i conti pubblici”, anche se rassicura che l’Italia rispetterà comunque il margine del 3% del rapporto deficit/pil. Padoan ha poi ribadito che da parte della Germania “non ci sono resistenze, c’è accordo” su un patto per la crescita, e continua: “il patto per la crescita è una proposta di tutti, è già sul tappeto, si fonda su riforme strutturali, mercato interno e finanza per la crescita”. Pensiero condiviso anche dal presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem: “credo che tutti siano d’accordo sull’idea che le priorità in Europa siano la crescita e l’occupazione” – e continua – “il grande dibattito è su quali politiche usare per ottenere la crescita occupazionale e l’occupazione e quale mix di politiche si tengano insieme”. E Wolfgang Schaeuble, ministro delle Finanze tedesco dichiara: “siamo in un ambiente economico che richiede un rafforzamento degli investimenti in Europa, Germania inclusa”.
Dichiarazioni più dura quella di Matteo Renzi, che affida il suo pensiero a Twitter: “noi rispettiamo il 3%. Siamo tra i pochi a farlo. Da Europa dunque non ci aspettiamo lezioni, ma i 300 miliardi di investimenti #junker” (sbagliando a scrivere il cognome del presidente della Commissione europea, Jean Claude Juncker).
Alle domande sulla richiesta della Francia di spostare il rientro del rapporto deficit/pil, attualmente sopra il 3%, al 2017 – che dovrà passare al vaglio della commissione Ue – Il Ministro italiano non si sbilancia e dichiara solo: “Parigi è Parigi”.
Ilaria Porrone