Regionali Emilia Romagna, Guerini (PD): “Avviso di garanzia non sia condanna”
Intervento del vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini sul caso Emilia Romagna dove non si placano le polemiche dopo lo scossone giudiziario che ha portato al ritiro di uno dei candidati delle primarie per la scelta del candidato presidente del centrosinistra Matteo Richetti. Così il vicesegretario Guerini prova a riportare ordine nel dibattito: “Il Pd è sempre lo stesso, rispetta la magistratura ma pensa anche che un’iscrizione nel registro degli indagati o un avviso di garanzia non siano una condanna”. Guerini a Repubblica aggiunge: “Non esiste un caso Emilia e vanno respinte letture complottiste”. “Da cittadino – commenta Guerini – mi lascia perplesso che un procedimento per peculato rimanga aperto per due anni. Forse sarebbe stato meglio risolvere la cosa in tempi più rapidi”.
L’esponente Dem aggiunge che “da parte della magistratura non c’è stata alcuna volontà di interferire nel processo decisionale del partito. Bonaccini ha fornito ai giudici spiegazioni, credo molto convincenti, chiare e precise”. E le primarie, assicura il vicesegretario Pd, “certo, si faranno. Sono state convocate e vanno fatte. Saranno gli elettori e i militanti del Pd a decidere chi sarà il nostro candidato alla presidenza della Regione Emilia Romogna”.
PD-REGIONALI EMILIA-ROMAGNA, SERRACCHIANI “RISPETTO PM, CHIAREZZA SUBITO” – Debora Serracchiani alla Stampa che sulla vicenda delle elezioni in Emilia Romagna afferma: “Abbiamo dimostrato il massimo rispetto per le indagini, ma anche per il diritto degli indagati di fare chiarezza. Per Bonaccini mi auguro che in tempi brevi si vada all’archiviazione. La direzione regionale del’Emilia Romagna è sovrana, ma credo che vi siano le condizioni per mantenere il percorso delle primarie e perchè rimangano in campo i candidati che già si sono presentati”. “Renzi – ricorda quindi Serracchiani – ha detto che ci sono le condizioni per fare una segreteria unitaria. Ma mi auguro che non sia un’occasione per un congresso permanente. Il congresso ci sarà ma nel 2017. Il governo è a gestione unitaria, con tanti membri al suo interno che non hanno votato Renzi alle primarie. E ricordo – aggiunge – che l’area che fa riferimento al premier non si è strutturata in corrente, dunque credo che su questa strada debbano andare tutti. Insomma, basta con le correnti, si sciolgano tutte queste sigle”.