No alla modifica dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori sui licenziamenti senza giusta causa. Lo afferma al Mattino Cesare Damiano, presidente della Commissione del Lavoro alla Camera nonchè ex ministro del Lavoro, mettendosi di traverso al governo Renzi che mira a chiudere quanto prima, come richiesto da tutte le autorità sovranazionali, la questione del Jobs Act. “L’articolo 18 – spiega Damiano – è stato innovato due anni fa, all’epoca di Monti, grazie a un compromesso tra Fi e Pd: perchè modificarlo di nuovo?. Si rischia – avverte – di acuire le tensioni sociali”.
“La settimana prossima – fa sapere – sarà decisiva per un accordo o per un disaccordo ma non si deve andare al buio, soprattutto se si vogliono rispettare i tempi che Renzi ha in mente”, cioè, il Consiglio Ue di novembre. “Se c’è qualcuno che blocca – accusa poi Damiano – è l’Ncd che, per esigenze di visibilità, ha la pretesa di alzare il tiro chiedendo di rivedere lo Statuto lavoratori e l’articolo 18, due argomenti che nella delega non sono contenuti”. Sulle tutele, per Damiano serve “una moratoria di tre anni per i neo-assunti ma dopo le stesse garanzie dei loro padri”.
Sulla questione interviene anche il segretario generale dalla Cisl Raffaele Bonanni che boccia l’ipotesi di un intervento sull’art.18. “Non vorrei che più che affrontare i nodi veri dell’economia italiana, si vada ad individuare l’ennesima trovata per far vedere che l’Italia è in movimento, ma sarà il solito movimento senza spostamento dei dati che contano, che sono i dati economici”. Così il leader della Cisl Raffaele Bonanni sul dibattito sulla modifica dell’art. 18. Bonanni chiede per questo al ministro del Lavoro e al governo i dati sul monitoraggio su come sono state gestite le controversie negli ultimi tre anni dalla riforma: “La discussione o parte da dati reali o si rischiano molte chiacchiere”.