Vince il Partito Socialdemocratico. Vince l’estrema destra. Perde il centrodestra. E per la Svezia sarà dura avere un governo stabile. I risultati delle elezioni di ieri consegnano a Stoccolma un esecutivo di minoranza, un parlamento frammentato e lo spettro dell’incertezza.
Il Partito Socialdemocratico ha ottenuto il 31,2 per cento. I Verdi non sono andati oltre il 6,8 mentre il Partito della Sinistra ha preso il 5,7 per cento. Non ce l’ha fatta Iniziativa Femminista, che si è fermata al 3,1, sotto la soglia di sbarramento del 4 per cento. Dall’altra parte, i Moderati sono scesi al 23,2 per cento e i loro alleati hanno raccolto poco: 4,6 i Cristianodemocratici, 6,1 il Partito di Centro, 5,4 il Partito Popolare. Sfondano i Democratici Svedesi dell’estrema destra, che vanno oltre i sondaggi e ottengono il 12,9 per cento: un salto in avanti di 7,2 punti rispetto al 2010. Alla sinistra vanno così 158 seggi (ce ne vogliono 175 per avere la maggioranza), al centro destra 142 e all’estrema destra 49.
Dopo aver governato la Svezia per otto anni (mai nessun leader di centrodestra c’era riuscito), il premier Fredrik Reinfeldt si è dimesso nella notte per lasciare il timone nelle mani del socialdemocratico Stefan Löfven. Reinfeldt ha annunciato inoltre che guiderà il Partito dei Moderati fino alla primavera, poi cederà il posto.
La Svezia torna così ai socialdemocratici ma è un paese lontano anni luce da quello che negli anni ’70 era diventato proprio la patria della socialdemocrazia. Lo scenario politico è diverso e il Partito Socialdemocratico che torna al potere dopo otto anni lo fa con numeri molto distanti da quelli di qualche decennio fa: il 31,2 per cento ottenuto ieri è al di sotto del 35 per cento che il leader del partito Löfven aveva indicato come soglia minima ed è ancora più lontano rispetto ai numeri dei decenni passati. Molti analisti hanno sottolineato che il Partito della Sinistra e i Verdi sono stati capaci di mobilitare meglio l’elettorato che desiderava cambiare, anche se poi (numeri alla mano) né i Verdi né il Partito della Sinistra hanno sfondato.
Ma anche i Moderati hanno ceduto terreno dopo il 26,3 per cento del 2006 e il 30,1 per cento del 2010. Il risultato di ieri certifica così l’emergere di un quadro politico frammentato. E questo è un problema per il Partito Socialdemocratico. In Parlamento siedono otto partiti: tre di centrosinistra (Verdi, Partito della Sinistra, Socialdemocratici), quattro di centrodestra (Moderati, Cristianodemocratici, Partito di Centro, Liberali) e uno di estrema Destra (i Democratici Svedesi).
Photo by News Oresund – CC BY 2.0
I Democratici Svedesi sono stati tra i protagonisti di questa tornata elettorale. Lo erano già stati alle elezioni del 2010, quando erano entrati per la prima volta in Parlamento con il 5,7 per cento dei voti. Negli anni sono cresciuti e da ieri sono ufficialmente la terza forza politica di Svezia. Sono gli unici a dire chiaramente di voler mettere un freno al flusso di immigrati che arrivano nel paese, tagliando del 90 per cento il numero di permessi d’asilo che oggi vengono concessi. Gli altri partiti hanno posizioni diverse nelle strategie ma comuni nella sostanza: nessuno arriva a mettere in dubbio la tradizionale accoglienza svedese. Tutti dicono di non voler scendere a patti con loro.
Per Löfven sarà molto dura mettere su un governo. Il rischio si chiama ‘debolezza’: essere incapaci di produrre una efficace azione di governo, concedere sistematicamente qualcosa ai partiti di centrodestra per avere i voti necessari in Parlamento.
I tre partiti di sinistra non hanno stretto accordi preelettorali. Löfven ha spesso dichiarato che i Verdi sono il “partner naturale” mentre nei confronti del Partito della Sinistra c’è maggiore distanza (soprattutto sulla politica fiscale). La conduzione della politica economica potrebbe risultare particolarmente complessa. Da parte loro, i Verdi hanno già detto di essere pronti a sedersi al tavolo per allestire un governo: “Non abbiamo ottenuto i risultati che speravamo” ha dichiarato uno dei due leader, Gustav Fridolin, “ma abbiamo lavorato molto duramente e siamo pronti a formare un nuovo governo. Sia noi che i Socialdemocratici siamo pronti a parlare con tutti gli altri partiti”.
E in effetti le ipotesi sono tante. Ai Socialdemocratici non basta allestire un governo con i Verdi: si tratterebbe di un esecutivo di minoranza e non sarebbe una novità nella storia politica svedese, ma stavolta il quadro politico è tale da mettere in dubbio una navigazione politica sufficientemente stabile. Dovrà per questo motivo dovrà confrontarsi anche con il Partito della Sinistra.
Ma Löfven potrebbe anche scavalcare i confini tra destra e sinistra per andare a parlare con il Partito Liberale e magari anche col Partito di Centro (entrambi per otto anni nel governo di centrodestra) chiedendo loro appoggio parlamentare. Prima del voto, i due partiti avevano detto di non essere interessati a un’ipotesi del genere. Ora però l’opzione torna sul tavolo. Sarebbe una soluzione estrema che però potrebbe essere giustificata agli occhi degli elettori come il tentativo di sottrarre potere ai Democratici Svedesi.
Per Löfven comincia oggi una salita molto dura che dovrà condurlo alla formazione di un nuovo governo. I negoziati per arrivare a dar forma alla nuova maggioranza potrebbero essere lunghi e complicati.
Immagine in evidenza: photo by Anne Loverus – CC BY 2.0