Eccomi, appena tornato dal Burundi dove ho passato una settimana di lavoro in un paese seriamente a rischio di esplosione. Una settimana in cui ho dovuto trascurare questa rubrica. I motivi sono semplici: il Burundi è un paese poverissimo, non è facile avere connessione internet e non si può contare con certezza sulla rete elettrica per caricare cellulari, computer portatili, tablet dei quali ormai noi giornalisti europei non riusciamo a fare a meno per lavorare.
Ma se anche volessimo fare lo sforzo di fare a meno di tutto questo e volessimo scrivere a mano avremmo di fronte una difficoltà quasi insormontabile: se non c’è elettricità non c’è nemmeno la luce, questa si indispensabile.
In ogni caso con i post dei prossimi giorni vi racconterò un paese interessantissimo e, come dicevo, fortemente a rischio e una popolazione molto riservata, anche impaurita per molti versi, ma che dimostra, ancora una volta, che la società civile africana è attenta, colta, desiderosa di conoscere e di confrontarsi e soprattutto ha un grande bisogno di esprimersi, cioè ha bisogno di democrazia e di una svolta profonda della società e della politica.
Intanto vi anticipo un commento di un giovane africano al problema dell’immigrazione (anche in Burundi sono arrivate notizie degli “aneliti” indipendentisti dei veneti).
Di fronte a quella notizia ho dovuto spiegare che una parte della popolazione italiana è preoccupata di una invasione di stranieri e di africani. Il ragazzo con il quale parlavo mi ha fatto questo esempio:
Quando in Africa si macella un mucca o un montone, se c’è uno che si prende le parti migliori, cioè le cosce, il filetto, le coste e tutto ciò che c’è di mangiabile è ovvio che tutte le mosche andranno da lui.
Ho trovato questa storiella deliziosa, profonda e realistica. Per i post successivi la politica e tutto il resto.
Raffaele Masto