Matteo Renzi sarebbe pronto a scambiare la flessibilità sui parametri di Maastricht in cambio di uno stretto controllo da parte di Bruxelles sulle riforme del Paese. E’ questo il senso di quello che dovrebbe dire oggi il premier alla Camera, quando esporrà il suo programma in vista della Legge di stabilità e le riforme, secondo Francesco Bonazzi per ‘Dagospia’.
Sembrano confermate quindi le notizie che circolavano già ieri. Sempre secondo Dagospia, secondo le indiscrezioni che circolano tra Palazzo Chigi e il Tesoro, il Governo si appresta a presentare una Legge di stabilità che non rispetterà per il 2015 il rapporto dell’1,8% tra deficit e Pil, anche se resterà comunque sotto il parametro del 3%. E non ci sarà la riduzione dello 0,5% del deficit strutturale, al netto del ciclo economico sfavorevole.
Riguardo le riforme, nel discorso di Renzi ci potrebbe essere l’apertura di un varco a Bruxelles, anticipando che la Commissione potrebbe verificare l’attuazione delle stesse. Sempre per Dagospia il governo dovrebbe mettere per iscritto il programma di riforme da realizzare, compresa la “time-table”, e lo dovrebbe consegnare alla Commissione, la quale valuterà il piano, anche in termini di punti di Pil che ogni singolo intervento può valere, e monitorerà sui tempi e il rispetto dei programmi. Secondo una fonte del Ministero dell’Economia: ”torneremmo alla situazione del 2011 post-vertice di Cannes, con il monitoraggio stretto che poi non fu messo in atto perché si ritenne sufficiente la nascita del governo Monti”.
Un passaggio delicato per il controllo della Commissione sulle riforme riguarda la maggioranza politica che dovrebbe gestire questa nuova fase. Bruxelles sarebbe favorevole a una maggioranza più ampia possibile, perché in casi del genere la Commissione, preferisce che non si svolga una campagna elettorale sulle riforme concordate. Anche Renzi dovrebbe avere interesse ad avere la garanzia che Berlusconi non “speculi” sulle riforme, anche se per ora non vuole allargamenti formali della maggioranza. Berlusconi, invece, manda segnali di “responsabilità”.
Ilaria Porrone