I dati Ocse e Standard and Poor’s pesano, questo è ovvio. Ma Pier Carlo Padoan e Matteo Renzi sembrano non aver drammatizzato i dati delle due istituzioni. La recessione, unita alla deflazione stimata poche settimane fa, associata alla crisi ucraina fra Russia-Unione Europea ed ai vari focolai Medio Orientali, non contando l’instabilità nord africana, costituiscono comunque uno scenario arduo da decifrare ed in cui lavorare.
Nonostante tutto, sembra trapelare da Palazzo Chigi la volontà di non correggere i conti della Legge di Stabilità 2015. A confermarlo è il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Graziano Delrio: non è prevista “alcuna correzione dei conti”. E’ pur vero che i tagli alla spesa ci saranno (Carlo ‘mister forbici’ Cottarelli è a lavoro per rinforzare la sua spending review a discapito dei vari Ministeri) ma serviranno per finanziare nuove voci di spesa pubblica, ovvero a ridurre la pressione fiscale per certe categorie.
All’interno di quest’ultima categoria (quella del taglio delle tasse), la classe artigianale ed imprenditoriale potrebbe risultare avvantaggiata: allo studio del Mef, infatti, vi è l’idea – come scrive La Stampa – di “scorporare il reddito d’impresa degli artigiani e dei commercianti dalla tassazione Irpef. Chi non ha una società oggi paga infatti tutto attraverso la tassa sulle persone fisiche; l’idea è quella invece di scorporare il reddito d’impresa e su quello applicare l’aliquota Ires (l’imposta sulle società), nettamente più bassa”. La conseguenza è un taglio delle tasse per le categorie artigianali e di commercianti. Le coperture sono comunque difficili da raggiungere dato che la spending review di Cottarelli sta incontrando le resistenza da più dicasteri: Lorenzin (Sanità), Franceschini (Cultura) e Pinotti (Difesa) sono sul piede di guerra per tutelare rispettivamente il SSN (Servizio Sanitario Nazionale) il Fus (Fondo Unico per lo Spettacolo) e la difesa.
Daniele Errera