Jobs Act: presentato un emendamento del Governo che prevede tutele crescenti per i neoassunti. “Per le nuove assunzioni” viene previsto “il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti in relazione all’anzianità di servizio“.
È l’emendamento presentato dal governo al Jobs act ed in particolare all’articolo 4 sul riordino delle forme contrattuali. Il governo graduerà le tutele ed il periodo in cui saranno crescenti nel decreto delegato: lo ha spiegato il sottosegretario al Lavoro, Teresa Bellanova, a margine della riunione in commissione Lavoro del Senato, dove è è stato presentato l’emendamento del governo al Jobs act, che indica il contratto a tutele crescenti per i neoassunti. La mossa del Governo è contestata da una parte del Partito Democratico.
La gradualità sarà indicata nei decreti che arriveranno dal Governo dopo l’ok del Parlamento alla delega, ha spiegato il che segue l’iter del provvedimento. Nella proposta di modifica non si fa riferimento all’intenzione di modificare l’articolo 18 dello statuto dei lavoratori.
JOBS ACT SALARIO MINIMO ESTESO A CO.CO.CO. – L’introduzione, “eventualmente anche in via sperimentale, del compenso orario minimo” applicabile ai lavoratori subordinati viene estesa ai rapporti di collaborazione coordinata e continuativa. È quanto prevede l’emendamento al Jobs Act presentato dal governo, in commissione Lavoro del Senato.
JOBS ACT, SACCONI “CONTRATTI NEO-ASSUNTI SENZA REINTEGRO” – Con la delega c’è “la revisione delle tutele nel contratto a tempo indeterminato (art.18)”. Così il relatore Maurizio Sacconi: “la mediazione” è l’applicazione del contratto “a tempo indeterminato” a tutele crescenti “alle nuove assunzioni”. Con indennizzo proporzionato all’anzianità e dunque senza il reintegro dell’art.18.”A regime sarà per tutti quello”.
Il Jobs Act incrocia un altro tema caldo dibattuto in queste ore: l’Articolo 18.
LAVORO-ART. 18 TORCHI “REGOLE ANACRONISTICHE” – “L’articolo 18, come l’insieme delle nostre regole sul mercato del lavoro, non è più ammesso dalla realtà globale in cui le aziende si muovono”. Lo afferma il presidente di Federmeccanica Fabio Storchi, intervistato da Repubblica. Alla domanda se, a suo avviso, la legge delega ponga le condizioni per una ripresa dell’occupazione dice: “penso che vada nella direzione giusta, la stessa in cui si è mosso il decreto Poletti sui contratti a termine”. “Noi abbiamo bisogno di riformare profondamente il mercato del lavoro». «Nella classifica del World economic forum», spiega Storchi, «siamo al 136/o posto su 148 per efficienza del mercato del lavoro”. Storchi riflette sui rapporti tra aziende e sindacati: “credo che sia finita l’epoca della contrapposizione. Bisogna andare verso una maggiore partecipazione e coinvolgimento dei lavoratori all’interno dell’azienda”. L’articolo 18? “Attiene al tema complessivo della flessibilità del lavoro. Viviamo in un mondo nel quale ogni trimestre cambiano il budget e gli obiettivi aziendali”. “Questo – continua il presidente – vale anche per la dimensione occupazionale. Se ho bisogno di ridurre la manodopera di 20 unità devo poterlo fare in maniera rapida e con regole certe, ovviamente tutelando i lavoratori”.
FASSINA, INACCETTABILE DIKTAT SU STATUTO – Stefano Fassina torna sulle dichiarazioni del premier Renzi, che si è detto pronto ad un dl sul lavoro e, intervistato da Repubblica e dalla Stampa, critica anche l’emendamento Sacconi-Ichino. “Sarebbe inaccettabile – sottolinea al quotidiano di Ezio Mauro – un intervento per decreto sullo statuto dei lavoratori». «Poi ovviamente c’è il merito: stiamo andando in direzione diametralmente opposta rispetto a quella sulla quale si era impegnato Renzi”. “Il governo – afferma l’ex viceministro all’ Economia del governo Letta – si era impegnato su un contratto unico a tutele crescenti che disboscasse la giungla di contratti precari e che finanziasse l’estensione dell’indennità di disoccupazione ai precari». «Invece approdiamo all’emendamento Sacconi-Ichino che mantiene tutte le forme contrattuali precarie e cancella le tutele”. “E non c’è una lira – dice Fassina sulle pagine della Stampa – per gli ammortizzatori sociali. Un livellamento verso il basso”. E alla domanda se l’area sinistra del Pd sia pronta a dar battaglia se il governo dovesse proseguire in quella direzione dice: “per quanto mi riguarda sì, non c’è dubbio. Il problema non è su una singola misura, ma una linea di politica economica”. Del discorso del premier, continua Fassina, inoltre “mi hanno colpito e preoccupato le omissioni», «non ha detto una parola dell’agenda di politica economica”. Il voto anticipato? “Significherebbe una sconfitta per tutti, e in particolare per chi ha la massima responsabilità”.
ARTICOLO 18, LANDINI “BLITZ DECRETO È DA DIKTAT BCE E UE” – “Il governo deve scegliere: sta con gli italiani o si schiera contro di loro accettando i diktat della Bce?”. Intervistato da Repubblica, il segretario generale Fiom Maurizio Landini torna così sull’ipotesi dell’abolizione del reintegro per i licenziamenti ingiusti. Spiega perché abbia parlato di una ‘ingiustificata accelerazione del governo: “l’abolizione dell’articolo 18 non era presente né nel programma di Renzi per la segreteria del Pd né nella delega al governo sulla riforma del mercato del lavoro”. Secondo Landini, “nasce dalla riunione dei ministri economici a Milano nei giorni scorsi e dalla pervicace volontà della Bce di continuare sulla strada sbagliata e fallimentare seguita in questi anni». E alla domanda se la libertà di licenziamento possa aumentare l’ occupazione il segretario risponde: «la maggior parte delle aziende italiane hanno meno di 15 dipendenti, dunque lì non si applica l’articolo 18. Quelle aziende hanno aumentato l’ occupazione in questi anni? Ma per piacere”. Il contratto a tutele crescenti? “Penso che sia una proposta che vale la pena di essere discussa. Ma appunto, devono essere tutele”. Landini nega di arroccarsi a difesa dell’esistente: “assolutamente no. Noi abbiamo proposte. Proponiamo di estendere a tutti la cassa integrazione”. “Proponiamo di ridurre le forme di contratto per evitare la giungla di oggi, di abbassare l’età pensionabile per fare posto ai giovani, di istituire una forma di reddito minimo legato alla disponibilità al lavoro”.
CAMUSSO: “PROVIAMO A FARE MOBILITAZIONE UNITARIA” – Il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, ha chiesto al Direttivo di dare mandato alla segreteria per valutare iniziative di mobilitazione e il primo passo da fare sarebbe aprire una discussione con Cisl e Uil per possibili forme di mobilitazione unitaria, con al centro il lavoro. È quanto emerso da fonti presenti al Direttivo. Si continua, aggiunge Camusso, a spostare l’attenzione su temi usati solo come scalpo da portare ai falchi delle politiche liberiste in Ue. E il riferimento va all’articolo 18.
FERRERO: “RENZI SERVO DI MERKEL, TOGLIENDO ART.18 SI PEGGIORA CRISI” – “Renzi getta la maschera e come Berlusconi e Monti fa il servo della Merkel e dei banchieri contro i lavoratori. Il governo usa la disoccupazione di massa e la precarietà che è il frutto delle sue politiche per giustificare la volontà di abolire l’articolo 18, cioè dare libertà di licenziamento alle aziende”. Ad affermarlo in una nota è Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione comunista. “È del tutto evidente che l’abolizione dell’articolo 18 -sottolinea Ferrero- aumenterebbe la precarietà del lavoro e quindi ridurrebbe i salari e quindi i consumi interni, contribuendo così pesantemente ad aggravare la crisi. Renzi si comporta come le destre ma su questo attacco ai lavoratori si romperà le corna”.