Comunione ai divorziati: prevista per il 1° ottobre, negli Stati Uniti e in contemporanea in Italia, l’uscita del libro che riunisce gli scritti di cinque cardinali e di altri quattro studiosi, in risposta alla relazione tenuta dal cardinale Walter Kasper, su incarico di papa Francesco davanti al Concistoro straordinario del 20 e 21 febbraio, in vista del prossimo Sinodo dei vescovi sulla famiglia.
Il titolo anticipa già molti dei contenuti: “Permanere nella verità di Cristo”. La famosa frase “Non possumus” (la risposta che papa Clemente VII diede a Enrico VIII, quando il Pontefice non assecondò la richiesta di sciogliemmo del matrimonio reale) viene ripetuta più volte nel testo. L’obiettivo è la chiusura netta alle tesi di Kasper, che sostiene: “fedeltà e misericordia di Dio nella sua azione pastorale riguardo ai divorziati risposati con rito civile”.
Oltre al riferimento al “non possumus”, si cita l’immagine della donna adultera a cui Cristo disse: “va e non peccare più” (Gv 8,11), questo perché, secondo gli autori, la misericordia di Dio non dispensa dal seguire i suoi comandamenti. Quindi: “il matrimonio civile che segue al divorzio implica una forma di adulterio, e rende moralmente impossibile ricevere l’eucarestia” (1 Cor. 11,28).
Il punto centrale del testo è una chiusura netta alle tesi di Kasper. Il curatore del testo, Robert Dodaro, preside dell’Istituto patristico Augustinianum di Roma, espone le conclusioni unitarie del gruppo nell’introduzione: “li autori di questo volume sono uniti nel sostenere fermamente che il Nuovo Testamento ci mostra Cristo che proibisce senza ambiguità divorzio e successive nuove nozze sulla base del piano originale di Dio sul matrimonio disposto da Dio in Gen. 1,27 e 2,24”.
La contestazione alle tesi di Kasper è il punto centrale, secondo gli autori: “La soluzione ‘misericordiosa’ al divorzio sostenuta dal cardinale Kasper non è sconosciuta nella Chiesa antica, ma di fatto nessuno degli autori giunti a noi e che noi consideriamo autorevoli la difende. Anzi, quando la accennano, è piuttosto per condannarla come contraria alla Scrittura. Non c’è niente di sorprendente in questa situazione: gli abusi ci possono essere occasionalmente, ma la loro mera esistenza non garantisce che non siano abusi, tanto meno che siano modelli da seguire”. La conclusione: “La pratica ortodossa orientale attuale della ‘oikonomia’ nei casi di divorzio e seconde nozze ha origine per lo più nel secondo millennio, e sorge in risposta alla pressione politica degli imperatori bizantini sulla Chiesa”.
Ilaria Porrone