Non c’è pace per l’Expo 2015. Ennesimo avviso di garanzia, ennesimo nome finito sul registro degli indagati. Nel mirino di un’inchiesta partita dalla procura di Milano è finito stavolta un altro nome eccellente: Antonio Acerbo, direttore costruzioni del “Padiglione Italia” nonché subcommissario con delega alla realizzazione del Progetto “Vie d’Acqua”. Acerbo, ingegnere, 65 anni, con un passato di incarichi in società private, era poi approdato al Comune di Milano, scalando la gerarchie di Palazzo Marino fino a diventare – per volontà dell’ex sindaco Letizia Moratti – direttore generale, nel maggio 2010. A partire dal settembre del 2011 è entrato a far parte dello staff dell’Expo, di cui è uno dei dirigenti più in vista.
Acerbo è indagato per corruzione e turbativa d’asta, nell’ambito di un filone della stessa inchiesta che ha portato, nei mesi scorsi, ad altri arresti eccellenti (Primo Greganti, Luigi Grillo, Gianstefano Frigerio) e che ha svelato l’esistenza di una “cupola” in grado di gestire un complesso sistema di scambi, appalti e tangenti. Sembrerebbe che di questa rete sia stato a conoscenza anche Acerbo, il quale – in qualità di responsabile del Progetto Vie d’Acqua (“un insieme di interventi di valorizzazione paesaggistica e ambientale degli spazi aperti nella cintura ovest della città” teso a creare “un anello verde-azzurro fatto d’acqua, percorsi e piste ciclabili”, si legge sul sito ufficiale) – avrebbe manipolato la gara d’appalto per tale progetto in favore della Maltauro spa, la società di cui è titolare Enrico Maltauro, costruttore veneto già arrestato lo scorso maggio.
Maltauro, tuttavia, è stato scarcerato poche settimane dopo il suo arresto, grazie all’immediato atteggiamento di collaborazione dimostrato durante gli interrogatori dei magistrati. Ed è proprio della lunga amicizia con Acerbo che l’imprenditore si sarebbe giovato per poter aggiudicarsi l’appalto milionario, ottenuto grazie anche alla collaborazione del già citato Frigerio, ex deputato della Democrazia Cristiana, e di Angelo Paris, altro manager Expo finito agli arresti anch’egli lo scorso maggio. In cambio, Acerbo avrebbe intascato una cospicua somma di denaro. Inoltre, sono stati iscritti al registro degli indagati ulteriori soggetti, la cui identità rimane per adesso ignota, che avrebbero svolto il ruolo di intermediari tra le parti.
In ogni caso il principale indagato, per mezzo del suo difensore, avrebbe subito manifestato il desiderio di dimostrare la sua estraneità ai fatti, al fine di non compromettere “la preziosa attività che Acerbo sta svolgendo per Expo”, mentre il sindaco di Milano Giuliano Pisapia, pur in coerenza con il garantismo di sempre, ha chiesto ad Acerbo un passo indietro. È probabile che analoga richiesta arrivi anche da parte di Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione al quale il governo ha affidato poteri speciali proprio sull’Expo.
EXPO: ACERBO SI DIMETTE DA COMMISSARIO DELEGATO – Antonio Acerbo, indagato in relazione al progetto Vie d’Acqua con l’accusa di corruzione e turbativa d’asta, si è dimesso dall’incarico di commissario delegato di Expo 2015, su richiesta dell’ad di Expo Giuseppe Sala. Resta in carica come responsabile unico per il procedimento di Padiglione Italia. Lo ha annunciato l’ad di Expo Giuseppe Sala.