In Israele si fa trepidante l’attesa per il risultato del referendum sull’Indipendenza della Scozia, almeno secondo quanto riferisce il Time of Israel. La popolazione israeliana si divide tra chi ritiene che sia solo una faccenda riguardante il Regno Unito e chi pensa, invece, che esso avrà delle conseguenze sulla questione palestinese.
È indubbio che il referendum abbia avuto un effetto tonificante sui maggiori movimenti indipendentisti europei, su quello della Catalogna in particolare. È facile prevedere che possa influenzare in qualche modo anche la situazione mediorientale: al riguardo bisogna considerare l’incidenza che l’ultima operazione Israeliana contro Gaza ha avuto all’interno del dibattito sul referendum.
La Scozia è tradizionalmente pro-Palestina: il governo di Edimburgo in questi mesi ha rilasciato più di mezza dozzina di dichiarazioni critiche nei confronti dello stato ebraico, oltre a chiedere lo stop della vendita di armi a Tel Aviv. Molti consigli locali hanno esposto la bandiera palestinese in solidarietà alle vittime dei bombardamenti sulla Striscia di Gaza.
Tuttavia una Scozia indipendente, almeno per i primi anni, si troverebbe a dover risolvere molti problemi, ingaggiare un confronto con Israele non sarebbe una priorità. Sul fronte diplomatico quindi, niente di cui preoccuparsi, ma resta che la gestione di un’ambasciata a Edimburgo potrebbe rivelarsi un lavoro molto impegnativo.
Quindi l’elite politica israeliana non può sottovalutare un possibile esito positivo del referendum scozzese: “non sarebbe piacevole avere un’altra voce critica, ma non sarebbe neanche la fine del mondo” ha comunque precisato un non meglio specificato funzionario al Times of Israel.
A chi gli chiede delle possibili ripercussioni del referendum sulla questione palestinese sempre il funzionario risponde che, nonostante una parte della diplomazia internazionale e della politica israeliana riconosca la validità della “soluzione a due stati”, “tutti sanno qual è il confine tra Scozia e Inghilterra, il problema non è se i palestinesi dovrebbero avere uno stato o no, la questione riguarderebbe i confini, la sicurezza dei rifugiati, lo status di Gerusalemme”.