Il Dombas non è la Scozia
La rivalità tra Russia e Regno Unito dura da secoli: in quest’ottica è normale che l’attenzione dei media russi sia concentrata sul referendum scozzese. Se alla fine la Scozia dovesse scegliere l’indipendenza sarebbe un duro smacco per Londra: difficile che i russi perdano l’occasione per ridicolizzare le autorità britanniche.
Inoltre su molti siti internet russi si sprecano i paragoni tra i più conosciuti attivisti del separatismo del Dombas e personaggi legati alla causa scozzese come William Wallace: come riferisce il The Moscow Times a molti russi piace credere che gli eventi scozzesi e quelli del Dombas si assomiglino, che i leader della rivolta nelle regioni dell’Est dell’Ucraina e i leader del fronte del “si” in Scozia stiano affrontando la stessa epica battaglia.
In virtù di tale sensazione, sembrano concludere alcuni politici russi intervistati dai maggiori canali tv, se la Scozia si renderà indipendente anche la separazione della Crimea dall’Ucraina acquisirà legittimità.
A dispetto di una certa satira (e di una certa propaganda) però, ed è lo stesso quotidiano moscovita a farlo presente, gli obiettivi scozzesi e quelli della Novorossiya sono diametralmente opposti: sicuramente i ribelli ucraini combattono per la “libertà” ma nel tentativo di restaurare una sorta di redivivo “impero russo”. “Wallace probabilmente avrebbe combattuto dal lato opposto a quello dei ribelli” scrivono sul The Moscow Times.
Abbandonando per un momento il paragone a distanza non si può evitare di considerare il “separatismo” la nuova grande tendenza del XXI: resta comunque difficile accomunare le istanze indipendentiste europee a quelle diffuse nel “post-soviet world”.
Anche se la Scozia diverrà indipendente, difficilmente lascerà l’orbita europea: anche nel caso in cui non facesse parte dell’Ue, un collaudato sistema di regolazione delle relazioni interstatali, seppur ancora imperfetto, impedirebbe la creazione di un nuovo vallo di Adriano, di un nuovo muro di Berlino.
La situazione lasciata in eredità dalla dissoluzione dell’URSS è molto diversa: alcuni confini sembrano una trincea, come quello tra Armenia e Azerbaijan in lotta per la regione del Nagorno-Karabakh nonostante un cessate-il-fuoco siglato 20 anni fa.
Pesa sicuramente l’incapacità dei leader delle repubbliche ex-sovietiche di costituire un’entità sovrastatale: quelle che ci sono si sono rivelate inutili durante le crisi diplomatiche.
Anche il referendum, supremo strumento democratico, nel mondo post-sovietico si è rivelato un rituale vuoto, una misura a favore di cinici ragionamenti presi dall’alto. Per il The Moscow Times anche quello svoltosi in Crimea non ha fatto eccezione.
L’esempio scozzese potrebbe ricordare ai russi che tutti gli stati tradizionali sono a rischio divisione, Russia compresa, ma “gongolare sui problemi degli altri è il modo migliore per distrarsi dai propri” concludono amaramente dal quotidiano della capitale.