Il governo approva un progetto di sviluppo per un impianto nucleare e i Verdi abbandonano la maggioranza lasciando l’esecutivo a un passo dal baratro. La Finlandia potrebbe andare così a elezioni anticipate.
La frattura si è consumata ieri nel primo pomeriggio e riguarda l’approvazione per nuovi lavori nell’impianto nucleare di Fennovoima. Il governo ha deciso approvare il progetto e di portarlo in Parlamento nonostante da giorni i Verdi minacciassero di lasciare la maggioranza.
I Verdi hanno ricordato che nel 2011 avevano accettato di entrare nella maggioranza ottenendo in cambio la promessa che non si sarebbero fatti passi in avanti sul nucleare durante la legislatura. “Questo non è un permesso per un nuovo reattore” ha ribattuto a inizio settimana il primo ministro Alexander Stubb, affermando che si tratta piuttosto di un completamento.
Ma secondo i Verdi quella del governo è una mossa politica sbagliata anche perché aumenterà la dipendenza energetica della Finlandia nei confronti della Russia. Oltretutto il progetto prevede la collaborazione del gigante russo Rosatom in un momento in cui tra Mosca e Bruxelles è in corso un braccio di ferro fatto di sanzioni e contromosse economiche: il Parlamento europeo potrebbe esaminare da vicino l’intera questione.
I Verdi formalizzeranno la loro uscita dall’esecutivo in una riunione che Ville Niinistö, leader del partito, ha convocato per sabato. Stubb presenterà la sua nuova squadra di governo venerdì prossimo. L’impianto di Fennovoima è di proprietà della Rosatom e di un gruppo di aziende finlandesi. Dovrebbe cominciare a operare nel 2024.
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Senza i dieci deputati dei Verdi, il governo potrà contare su una maggioranza a dir poco traballante: 102 voti (compreso lo speaker del Parlamento che non vota) contro 98. Troppo poco per poter andare avanti fino alle elezioni in programma ad aprile, sostiene il Partito di Centro all’opposizione. Per ritrovare un governo di minoranza nella storia della Finlandia bisogna tornare a pochi mesi a cavallo tra il 1976 e il 1977, ha ricordato l’agenzia Bloomberg.
Stubb ha detto però di avere intenzione di andare avanti e di arrivare fino alla fine della legislatura, nell’aprile 2015, con i quattro partiti che compongono la maggioranza: Partito di Coalizione Nazionale, Socialdemocratici, Partito Popolare Svedese e Cristianodemocratici.
Già nel giorni scorsi il premier aveva parlato dell’ipotesi di un’uscita dei Verdi: “Il governo sarebbe comunque ancora in grado di funzionare” aveva detto. Ieri lo ha ripetuto, mostrando serenità: “Andiamo avanti, sono fermamente convinto che il governo possa continuare a operare. Chiaramente la situazione adesso si fa più difficile ma non drammatizzerei. Dobbiamo solo essere attenti e fare lavoro di squadra”.
Parole misurate anche per nei confronti dei Verdi: “La loro uscita dal governo è stata fatta in maniera molto costruttiva” ha detto. Ma al di là dei vocaboli concilianti e delle rassicurazioni, il percorso che il governo ha di fronte si fa molto accidentato.
Il leader del Partito di Centro Juha Sipilä ha tutto l’interesse a stringere i tempi. Secondo i sondaggi di inizio settembre, i centristi sono davanti al Partito di Coalizione Nazionale di Stubb anche se il vantaggio è minimo: 21,3 per cento contro 21,2. La sfida è anche tra i due leader: il 32 per cento dei finlandesi vorrebbe Stubb alla testa del prossimo governo, il 31 per cento preferirebbe Sipilä. Ce ne è abbastanza insomma per spingere i centristi a chiedere a gran voce il voto anticipato.
Una caduta dell’esecutivo potrebbe inoltre tornare vantaggiosa per le opposizioni. “Abbiamo perso quattro anni con questo governo, le elezioni anticipate hanno più senso che tirare avanti con questa traballante coalizione” ha dichiarato Sipilä, una frase che (c’è da scommetterci) diventerà uno slogan nella prossima campagna elettorale.
La Finlandia vive una situazione politica ed economica incerta ormai da diversi anni. L’attuale esecutivo è composto da una maggioranza multicolore che va dal Partito di Coalizione Nazionale (centrodestra) ai Socialdemocratici. La crisi economica complica la situazione: il paese è in recessione e le prospettive per il 2015 non sono buone. La disoccupazione resta all’8,5 per cento.
Immagine in evidenza: photo by Tauno Tohk – CC BY 2.0