In un capoluogo su due la Tasi è più cara dell’Imu per le famiglie con un figlio convivente. Per i nuclei senza figli, invece, la situazione migliora: in due Comuni capoluogo su tre il nuovo tributo sulla prima casa sarà più leggero della vecchia Imu. A fare un primo bilancio è la Cgia di Mestre, dopo la scadenza per la pubblicazione delle delibere dei comuni. Proprietari di prima casa con un figlio convivente: in un caso su 2 si pagherà di più. I proprietari più penalizzati saranno quelli di Vercelli: rispetto al 2012, quando sulla prima casa si pagava l’Imu, subiranno un aggravio di 198 euro. I rincari risultano essere altrettanto pesanti a Isernia (+177 euro), a Mantova (+170 euro), a Prato (+167 euro) e Bari (+ 162 euro). I Comuni dove con la Tasi si registreranno i maggiori risparmi sono Roma (-269 euro), Brindisi (- 310 euro), Torino (-312 euro) e Siena (- 349 euro). Proprietari di prima casa senza figli: rispetto alla situazione precedente, la graduatoria rimane pressoché uguale, mentre sia i vantaggi sia gli svantaggi economici si riducono. Gli aggravi maggiori saranno sempre in capo ai proprietari di Vercelli (+148 euro), di Isernia (+127 euro), e di Mantova (+127 euro). Le riduzioni più marcate interesseranno, come nella graduatoria precedente, le famiglie di Torino (- 332 euro), di Brindisi (- 360 euro) e di Siena.
La Cgia precisa che nella rilevazione eseguita la settimana scorsa, il Comune di Verbania, a seguito di un refuso statistico, risultava aver subito l’incremento più consistente. In realtà non è così. Una famiglia senza figli pagherà quest’anno 15 euro in meno rispetto al 2012. “Se teniamo conto che nel 2013 la quasi totalità degli italiani non ha pagato l’Imu sulla prima casa – dichiara il segretario Giuseppe Bortolussi – gli importi previsti dal nuovo tributo sui servizi indivisibili per l’anno in corso rischiano comunque di mettere in seria difficoltà economica non poche famiglie, soprattutto quelle meno abbienti. Gli unici proprietari di prima casa che possono tirare un sospiro di sollievo sono quelli di Treviso: il loro Comune è tra quelli che ha introdotto delle detrazioni particolarmente elevate, grazie alle quali l’imposta in molti casi tenderà a zero”.
ACLI, ALIQUOTA TASI QUASI RADDOPPIATA IN GRAN PARTE COMUNI – I comuni che hanno deliberato sulla Tasi sono 7.405 su 8.057, e la maggior parte di essi (6.508 comuni pari all’87,89%) ha scelto di applicarla inasprendola. L’aliquota media risulta infatti quasi doppia: l’1,949 per mille rispetto a quella standard (1 per mille) che verrà invece applicata obbligatoriamente nei comuni che non hanno adottato alcuna delibera entro lo scorso 10 settembre. Addirittura 765 comuni, l’11,75% di quelli che hanno scelto di applicare la Tasi, ha applicato una aliquota superiore al 2,5 per mille. Sono dati presentati questa mattina all’incontro nazionale di studi delle Acli (Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani), in corso a Cortona (Ar), nel quale si discute di come rilanciare il lavoro e le attività economiche. I dati sono stati elaborati dalle stesse Acli tramite il loro Centro di assistenza fiscale, Caf Acli, e sono relativi a tutti i Comuni che hanno adottato delibere per fissare le aliquote della Tasi, la nuova tassa sugli immobili. “Valutando nell’insieme le delibere Tasi – commenta Gianni Bottalico, presidente nazionale delle Acli – si percepisce come i Comuni, su cui lo stato ha scaricato gran parte degli oneri delle politiche di austerità, con i tagli ai trasferimenti statali, si siano rivalsi sui cittadini”.