Sono partiti i raid francesi sull’Iraq: Francois Hollande è il primo alleato occidentale americano a bersagliare le postazioni dello Stato Islamico. L’operazione condotta nella mattinata di ieri ha riguardato un deposito logistico (ospitava veicoli, armi, carburante) nel nord-est iracheno. L’Eliseo riferisce che l’obiettivo è stato completamente distrutto, non si è capito se sono stati uccisi degli jihadisti comunque “non ci sono danni collaterali” cioè vittime civili, riportano i vertici militari.
Le operazioni continueranno: Hollande informerà il Parlamento sulle “regole d’ingaggio” delle forze francesi dispiegate in Iraq nel corso della prossima settimana. Il primo ministro Manuel Valls riunirà i presidenti dei gruppi parlamentari in attesa del dibattito che si terrà Mercoledì, al quale però non seguirà una votazione (necessaria se la durata dell’intervento è superiore ai 4 mesi).
Molte testate francesi hanno rilevato come Hollande si trovi a suo agio durante le crisi internazionali, alcuni lo definiscono persino coraggioso per le sue scelte interventiste (operazione contro gli jihadisti in Mali – la Francia è impegnata anche in Ciad, Niger, Repubblica Centrafricana, Libano), per altri è semplicemente determinato: l’obiettivo è quello di ritagliare per la Francia un posto di rilievo sullo scenario mondiale, naturalmente accanto agli Usa, però non come “piccolo azionista” o peggio “caniche”, come “barboncino”.
Nel suo discorso del 15 Settembre Hollande ha detto che la Francia intende svolgere un ruolo di primo piano in Iraq: circa un migliaio di cittadini francesi si sono arruolati nell’Isis, combattere lo Stato Islamico significa “assicurare la sicurezza” dei francesi. La Francia, tuttavia, è un membro permanente del consiglio di sicurezza dell’ONU quindi “deve prendersi le sue responsabilità” di fronte alla comunità internazionale minacciata da un “terrorismo che ha cambiato le sue dimensioni” e vuole prendere il posto degli Stati.
L’operazione francese in Iraq in realtà è cominciata a metà Agosto, prima di Usa e Gran Bretagna: alcune squadre speciali sono state incaricate del rifornimento dei curdi iracheni, armi leggere sono state letteralmente “messe in mano” ai combattenti peshmerga, si prevede di inviare anche armamenti pesanti (mitragliatrici, cannoni). Il numero di truppe specializzate francesi in Iraq molto presto potrebbe salire a 250 unità: dovrebbero “riabilitare” l’esercito iracheno, fungere da gruppo di collegamento con le altre forze della coalizione e soprattutto raccogliere informazioni.
Dal punto di vista strategico e militare la Francia ha molto da offrire all’alleato americano: innanzitutto la base di Al Dhafra, negli Emirati Arabi, inaugurata tre anni fa, inoltre nel giro di due giorni potrebbe essere schierata in Medioriente anche la portaerei Charles De Gaulle di base a Tolone.