Centri studi e Caf concordano: “Tasi più cara dell’Imu”

Pubblicato il 20 Settembre 2014 alle 16:20 Autore: Massimo Borrelli

Una minestra ancor più salata di quella precedente. E’ quanto emerge dalle analisi di Caf e centri studi a proposito del passaggio dall’Imu alla Tasi, all’indomani della scadenza per la delibera delle aliquote della nuova imposta.

AUMENTO – Analizzando le delibere comunali, sembra che la Tasi sia destinata ad essere più pesante dell’Imu nella maggior parte dei comuni italiani, colpendo in particolar modo le famiglie più povere e con figli. Se l’Associazione dei Comuni parla di un 30% in meno per i municipi che hanno stabilito le aliquote già a maggio, secondo Caf e centri studi il costo complessivo finale sarà superiore ai 4.4 miliardi dell’Imu 2012.

LE CIFRE – Poco più di 600 – su un totale di oltre 8 mila – sono i Comuni italiani che non hanno voluto o potuto fissare le aliquote in tempo. Per loro, la Tasi si pagherà il 16 dicembre in un’unica rata, con un ammontare decisamente inferiore agli altri Comuni in cui l’aliquota è stata fissata e – di conseguenza – il pagamento è stato predisposto in due rate: 16 ottobre e 16 dicembre. Per il Caf l’aliquota media sarà dell’1.95 per mille, anche se nelle città maggiori sarà superiore, come sottolineato dalla Uil, che parla del 2.6% quale aliquota media per i capoluoghi di provincia. La Cgia di Mestre parla invece di un aumento – rispetto all’Imu – in circa metà dei grandi Comuni.

tasi

DETRAZIONI – Caotica la situazione delle detrazioni, che passano da un fisso per l’Imu – 200 euro più 50 per ogni figlio a carico – a quote scelte dai sindaci, con il risultato di ridurre drasticamente le agevolazioni: lo sconto ci sarà solo nel 35.9% del Comuni. Il 15% ha scelto una detrazione fissa, il 19% l’ha legata alla rendita catastale della casa ed appena il 13.3% ha previsto sconti per figli a carico, spesso a partire dal terzo o addirittura dal quarto. Pochissimi anche i Comuni che hanno tenuto conto dei figli con handicap e di età e reddito del proprietario.

REDISTRIBUZIONE INVERSA – Con il passaggio alla Tasi svanisce anche l’effetto redistributivo. Basti pensare ad una casa con valore catastale di 60 mila euro ed un’aliquota del 4 per mille: con la Tasi i 240 euro di imposta si riducevano a 40 (con 200 di detrazione fissa) o addirittura a nulla in caso di figli a carico. Oggi invece, con la Tasi al 2 per mille e senza detrazioni, si pagheranno 120 euro.Risultato inverso per le abitazioni lussuose: per un appartamento di 150 mila euro di valore si passerà da 400 euro di Imu (detrazione compresa) a 300 euro di Tasi. Inoltre, la metà dei Comuni ha imposto la tasi anche sulle case affittate, colpendo anche gli inquilini, spesso ignari di tutto ciò.

L'autore: Massimo Borrelli

Nato a Salerno, laureato in Giurisprudenza, ho frequentato il Master in Diritto delle Telecomunicazioni a Madrid. Da sempre appassionato di Politica e Web, sono riuscito a conciliare queste due passioni dedicando il mio tempo libero al Termometro Politico, testata online indipendente e senza bandiere. Seguilo su Twitter @borrellimassimo e su G+ Massimo Borrelli
Tutti gli articoli di Massimo Borrelli →