La ripresa non arriva. E Draghi lancia un altro monito
Il governatore della Banca Centrale Europea Mario Draghi interviene di nuovo sul dibattito politico continentale, in occasione di un intervento in Commissione affari economici a Strasburgo. Draghi, in sostanza, ha ribadito quanto professa ormai da settimane, e cioè l’esigenza di velocizzare i processi di riforma ancora in stallo in diversi paesi dell’Eurozona. Ma stavolta la posizione di Francoforte è più netta: “La ripresa nella zona euro sta perdendo impulso, la crescita del Pil si è fermata nel secondo trimestre, le informazioni sulle condizioni economiche ricevute durante l’estate sono state più deboli del previsto”.
L’unico modo per invertire la rotta, secondo Draghi, è quello di accelerare le riforme economiche, troppo spesso annunciate e mai concretizzate. E l’economia di mercato, come è noto, non lascia scampo a tempi prolungati, soprattutto in una fase di emergenza come quella attuale. Per fare in modo che si possa intravedere un concreto sviluppo, Draghi è convinto che l’impegno non vada scisso dal coraggio (“la chiave per aumentare gli investimenti”) e da una minima predisposizione al rischio. “La crisi finirà solo quando tornerà una piena fiducia nell’economia, quando le imprese torneranno ad assumere rischi, investire, creare lavoro. Questo dipende da molti fattori, inclusa la politica monetaria ma soprattutto dall’attuazione delle riforme che sosterrà la credibilità”, ha affermato l’ex numero uno di Bankitalia, il quale – a proposito di politica monetaria – ha ripetuto ancora una volta la disponibilità, da parte della Bce, ad utilizzare strumenti non convenzionali.
Draghi si è poi soffermato a commentare gli esiti della prima asta dei finanziamenti Tltro (Targeted long-term refinancing operation), in base ai quali la Bce eroga prestiti (quadriennali) alle banche continentali, che a loro volta dovranno impegnare la liquidità ricevuta nel sostegno delle piccole e medie imprese, tra le categorie più colpite dalla crisi economica, ma recentemente oggetto di attacchi dal mondo politico (l’ultimo è stato Renato Brunetta nella scorsa puntata di Ballarò, secondo il quale in Italia ci sono troppe PMI, che investono poco e non creano sviluppo). Sembrerebbe che la suddetta asta, aperta giovedì, non abbia riscosso particolare successo (poco più di 82 miliardi di euro concessi agli istituti di credito). Draghi, tuttavia, ha affermato che si tratta di un risultato previsto, invitando a non trarre conclusioni affrettate in merito al successo dei Tltro, la cui efficacia potrà essere valutata solo a partire da dicembre, quando ci sarà un una seconda asta analoga.
C’è spazio, infine, per rassicurare i mercati e i governi relativamente al rischio di una bolla speculativa paventata qualche giorno fa dal ministro dell’economia tedesco Wolfgang Schäuble , e che potrebbe essere causata proprio dal mancato impulso a riforme strutturali. La dichiarazione di Schäuble (da sempre alfiere dell’austerity) aveva suscitato immediata preoccupazione, ma Draghi ha subito sgomberato il campo da dubbi: “nell’area euro non vediamo l’inizio di bolle né particolari segnali di eccesso”, ha affermato infine il numero uno dell’Eurotower, che da novembre assumerà un ulteriore compito: la vigilanza di 120 grande banche europee (di cui 14 italiane) ritenute “significative”, e che saranno sottoposte a vigilanza diretta da parte della Bce. Tale incremento di poteri e funzioni ha imposto all’istituzione comunitaria di Francoforte una riorganizzazione completa, che prevede finanche il trasferimento di interi uffici e impiegati ad altre sedi.