Aneddoti, ricordi, politica interna ed estera. Ma prima di tutto un monito: “Anche se vincono gli euroscettici, l’Europa non torna indietro”. È un’intervista-fiume quella rilasciata dal Capo dello Stato Giorgio Napolitano a Che tempo che fa.
L’attuale inquilino del Colle, il primo nella storia della repubblica italiana ad aver ricoperto l’incarico per ben due mandati consecutivi, parla dalle stanze del Quirinale a un Fabio Fazio “in trasferta” dagli studi Rai. Una conversazione che prende spunto da La via maestra – L’Europa e il ruolo dell’Italia nel mondo, un libro frutto di diversi incontri tra Napolitano e Federico Rampini, firma di Repubblica.
È l’Unione Europea il tema centrale della chiacchierata fra il giornalista Rai e il Presidente della Repubblica. Un’Europa che fatica a comunicare ai cittadini il proprio lavoro. “Le istituzioni dell’Unione europea non sono riuscite a stabilire un rapporto più diretto con i cittadini – dice Napolitano – innanzitutto in termini di informazione, di comunicazione come base di un coinvolgimento, del sentirsi in qualche modo partecipi delle decisioni e delle scelte che venivano fatte”. Questo è ciò che, in vista delle elezioni europee del prossimo 25 Maggio, anche i partiti sono chiamati a recuperare per fronteggiare una delusione “di fronte a una crisi di cui non c’erano precedenti nel mondo da molti decenni” e rispetto alla quale “l’Unione Europea ha reagito tardi, ha reagito tra molte difficoltà e in modo anche discutibile”.
Oggi, è convinto il Capo dello Stato “l’Europa per molti rappresenta soltanto la politica di austerità ma essa è nata per garantire la pace. Una pace che era stata brutalmente strappata due volte nel corso del Novecento: al centro dei due conflitti, c’era stata soprattutto la terribile contrapposizione tra Francia e Germania. Riconciliare Francia e Germania fu il primo capolavoro di coloro che realizzarono l’Europa unita” dice Napolitano. Pace, solidarietà, equità sociale e il perseguimento degli interessi comuni sono i temi che il Capo dello stato invita a mettere al centro della campagna elettorale e dell’agenda politica del prossimo parlamento europeo.
Non solo l’Ue nelle parole del Presidente Napolitano. Anche il racconto di aneddoti legati alla sua lunga carriera politica. Il primo viaggio fuori dall’Italia “non oltre la cortina di ferro”, a Praga, da studente, nel 1946. E poi Parigi, nel 1949, al Congresso mondiale della Pace. Fra i relatori Pietro Nenni. E poi l’incontro con l’America di ieri e di oggi. La visita di Obama, degli ultimi giorni, ma anche il rapporto difficile con il segretario di stato americano Henry Kissinger nel 1975. “Essendo stato invitato da quattro o cinque delle maggiori università americane – racconta Napolitano – presentai la domanda per avere il visto. Occorreva un nulla osta del segretario di Stato americano se il richiedente era un comunista o un fascista. Io ero il primo caso, ovviamente, e Kissinger non volle prendere in considerazione la concessione del visto. I tempi sono molto cambiati. Con Kissinger – ha aggiunto il presidente – poi abbiamo avuto uno straordinario recupero di rapporti amichevoli”.
Rapporti amichevoli e “profonda stima personale” anche con altri protagonisti della scena politica internazionale. Il ricordo dell’abbraccio con il presidente tedesco Joachim Gauck a Sant’Anna di Stazzema e poi l’incontro con il cancelliere tedesco Willy Brandt nel 1989, a poche ore dalla caduta del muro di Berlino. E infine una speranza: “il debito va ridotto per in nostri figli, non per l’UE”.