Coraggio di crescere, di innovare. In funzione anti conservatorismi che ancorano l’Italia ad un passato il quale non porterà a niente di nuovo, specialmente se contestualizzata in un mondo in cui i paesi in via di sviluppo (i Brics su tutti) crescono ed avanzano a livelli supersonici.
Sono queste le fondamenta del discorso del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, rivolto verosimilmente ai parlamentari (spingendo quindi per i 1000 giorni, contro elezioni anticipate), presso la cerimonia di inaugurazione dell’anno scolastico al Quirinale. “L’Italia non può restare prigioniera di corporativismi e conservatorismi”, ha detto Napolitano, esordendo al Colle. E’ una chiara sponda al premier, Matteo Renzi, che negli anni ha fatto sua la lotta per il rinnovamento della classe dirigente (la famosa ‘rottamazione’). “Dobbiamo rinnovare decisamente le nostre istituzioni, le nostre strutture sociali, i nostri comportamenti collettivi – ha affermato Napolitano – . Oggi non solo l’Italia ma tutta l’Europa sono alle prese con una profonda crisi finanziaria, economica, sociale. E fanno fatica a uscirne. Possono uscirne, l’Italia e l’Unione europea, solo insieme, con politiche nuove e coraggiose per la crescita e l’occupazione, dirette soprattutto e più efficacemente ai giovani”.
Italia dentro l’Europa: ecco il binomio inossidabile secondo il Presidente. Tutte quelle spinge centrifughe dei movimenti indipendentisti (italiani e non) fanno solo male all’economia e quindi alla vita reale delle persone. Il progetto politico ‘Unione Europea’ costituirà il futuro, ma per realizzarlo completamente bisognerà essere uniti e coraggiosi. Come in Italia: “per farcela – ha aggiunto Napolitano – ci si deve non già chiudere nei vecchi recinti nazionali e sbraitare contro l’Europa, ma stringerci ancor più in uno sforzo comune, integrare ancora più le nostre energie, in spirito di solidarietà, nella grande Europa unita che abbiamo via via costruito in oltre 60 anni”. L’Ue è quella “dei principi del pluralismo politico, culturale e religioso, e dei diritti umani, civili e sociali”. E’ l’istituzione “decisa a difendere dalla nuova ondata di fanatismo, di barbarie, di terrore che è purtroppo venuta crescendo”.
Nella fase finale del discorso, l’ex migliorista ha nuovamente esortato la politica a muoversi: “confidiamo nella chiarificazione e concretizzazione degli impegni annunciati dal governo per il superamento di situazioni ormai insostenibili che le politiche del passato non hanno mai risolto”. E sulla riforma del lavoro, Napolitano ha affermato parole in rottura col suo passato da ex comunista: “serve coraggio”, dando un imprimatur notevole all’azione renziana che, in questi giorni, cozza con la sinistra del Partito Democratico (D’Alema, Bersani, Cuperlo) e con la Cgil (Susanna Camusso).
Daniele Errera