Siamo alla quattordicesima votazione per i membri del Corte Costituzionale. Ed alla vigilia sembra che si verificherà una nuova, l’ennesima, fumata nera: Donato Bruno e Luciano Violante non avranno ancora i numeri necessari per essere eletti. In questo complicato sistema si intreccia una lettera del Movimento 5 Stelle, che ha ripreso un reportage de Il Fatto Quotidiano sul senatore forzista Donato Bruno. Che si dissocia.
“Escludo un qualsiasi tipo di condotta illecita posta in essere dal sottoscritto nella vicenda Ittierre, sollevata da Il Fatto Quotidiano. Ad oggi – afferma Bruno – ribadisco che non ho ricevuto alcun avviso di garanzia. Resta evidente che qualora ci fosse un provvedimento di rinvio a giudizio non avrei nessuna remora a prendere le opportune decisioni”.
In Parlamento vi è un impasse, è evidente. Per superare la problematicità, secondo i 5 Stelle, che hanno scritto i loro pensieri in una lettera indirizzata al candidato Pd e FI, Violante e Bruno stessi devono lasciare la corsa per la Corte. Servono candidature “super partes” si può leggere nella missiva pentastellata. Troppo il tempo perso su queste due nomine parlamentari: “dalla ripresa dei lavori in Parlamento – sostengono i capogruppo 5 Stelle, Carinelli e Petrocelli – le Camere sono letteralmente impantanate dalla nomina dei componenti di Csm e Corte Costituzionale per la quota che spetta a deputati e senatori. Nomine su cui non si è riusciti ancora, dopo 13 votazioni, a raggiungere il quorum necessario”. Poi si appellano alla responsabilità dei due: “le scriviamo, pertanto, facendo ricorso al suo senso di responsabilità chiedendole di ritirare irrevocabilmente la Sua candidatura e togliendo in questo modo il Parlamento dall’impasse in cui si trova dall’inizio di settembre”.
E mentre la Lega ha preannunciato scheda bianca, nei corridoi parlamentari gira voce che, qualora Bruno e Violante raggiungano un numero di suffragi solo sotto i 500, i nomi allora cambieranno. Una svolta al quattordicesimo ‘no’ alla strana coppia. Lo stesso sottosegretario alle Riforme Costituzionali, Ivan Scalfarotto, del Partito Democratico, ha sostenuto proprio ieri presso il programma di Radio 2, un giorno da Pecora, come “che è indagato l’ho saputo solo nelle ultime ore. Io non so se domani si vota per lui. Vediamo”. Ma dal Pd arriva una sponda verso Violante: “tutto dipende se Forza Italia vuole portare avanti l’accordo: se decidono che Bruno è bruciato possono togliere voti anche a Violante, ma attenzione che non è mica così facile buttare giù un candidato consolidato. Una volta che il corpo molle del Parlamento si è orientato a votare un nome, non è mica facile spostarsi su un altro”. In un contesto simile da più parti si spera in un’accelerazione: Napolitano e Boldrini su tutti. La responsabile di Montecitorio afferma come “mi auguro che domani si possa arrivare ad una conclusione”.
Daniele Errera