Sondaggio Ipr per Tg3: maggioranza degli italiani cambierebbe lo Statuto dei Lavoratori
Commissionato dal Tg3, l’Istituto Ipr marketing ha realizzato un sondaggio di opinione che ha coinvolto un campione di mille intervistati al quale sono state poste, in tempo reale, alcune domande sugli argomenti più scottanti in materia di riforma del lavoro, sulle intenzioni di voto ai partiti e sulla fiducia nei principali leader.
Partiamo proprio da questo punto. Iniziamo a vedere a quanto sia stimato il consenso del Governo, del Presidente del Consiglio dei Ministri e degli altri esponenti politici.
Pur rimanendo su valori abbastanza elevati, la fiducia in Matteo Renzi cala di due punti rispetto alla rilevazione precedente dell’8 settembre, da 50 a 48. In diminuzione anche quella nel Governo da lui guidato, che scende di tre punti, attestandosi sul 37, dai valori di 40 che aveva prima.
Per quanto concerne i leader di partito, quella in Silvio Berlusconi resta stabile al 20, raggiunto nella stessa posizione da Alfano, che recupera il punto che aveva perso nello scorso sondaggio. Invariato il consenso per il Segretario della Lega Nord Matteo Salvini, a 17 punti. Beppe Grillo vede un lieve incremento di consensi, grazie al quale ha la stima del 16% degli italiani, ma l’aumento maggiore è per Vendola, che da 9 passa a 15 punti di fiducia. Continua ad arretrare, invece, Giorgia Meloni, il cui consenso è oggi stimato attorno ai 10 punti, in calo di due.
Abbiamo quindi le intenzioni di voto per partito. Utilizzando come confronto i risultati delle ultime elezioni europee, tutti i partiti sono in diminuzione tranne la Lega Nord, che riesce ad aumentare di quasi due punti, dal 6,2% all’8%.
Infatti, per le altre forze politiche si prospetta un risultato inferiore a quello ottenuto a maggio. Nel caso di Forza Italia, oggi stimata al 15%, il calo sarebbe dell’1,8, mentre quello di Fratelli D’Italia – dati al 2% – rappresenta un calo di pari entità (-1,7), solo che pesa maggiormente in un partito più piccolo. Il PD, situandosi al 39,5%, lascia 1,3 punti anche se si conferma come primo partito; il M5S otterrebbe il 20% spaccato dei voti validi, mentre quattro mesi fa ne aveva il 21,2%.
Un calo meno marcato va rilevato anche per NCD-UDC, che subiscono una emorragia di quattro decimali e si collocano sul 4% delle intenzioni di voto. SEL, presentatasi già nella coalizione della Lista Tsipras, da sola potrebbe vantare un consenso del 3% degli elettori italiani.
Crescono anche coloro che esprimerebbero il voto per un partito diverso da questi, che rappresentano ben l’8,5% delle preferenze. Risulta ancora indeciso il 27% degli italiani, mentre uno su quattro afferma di non essere intenzionato a recarsi alle urne.
Veniamo dunque ai quesiti politici.
Quasi uno su due (il 48%) afferma che l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori – tornato centrale nell’agone politico – debba essere superato, il 34% invece lo considera un diritto acquisito da mantenere. Piuttosto alta la quota di chi non si è formato un’opinione sul tema, pari al 18% degli intervistati.
Sempre il 48% accoglie con favore la proposta di contratti a tutela crescente, una tipologia che prevede facilità di licenziamento nel periodo successivo all’assunzione del dipendente, il quale aumentando di anzianità acquisirebbe maggiori garanzie sul mantenimento del proprio posto di lavoro. Tuttavia un italiano su tre (il 33%) non è convinto della bontà dell’ipotesi e il 19% non si esprime.
Invece un altro tema sembra riscuotere consensi più larghi. La maggioranza degli italiani cambierebbe lo Statuto dei Lavoratori, in quanto le le proposte di revisione sono caldeggiate dal 57% del campione. Contrari il 23% e senza opinione il restante 20%. Il problema sta però nella direzione che si intenderà imprimere alla revisione, che inevitabilmente porterebbe gli italiani a dividersi nuovamente.