Fermare Ebola con due medici ogni 100mila abitanti
Riporto di seguito uno scritto del ministro della Sierra Leone Peter Konteh che fa una valutazione dei tre giorni di quarantena voluti dal governo per contenere Ebola. Ne emerge una situazione catastrofica della quale OMS, governi, Nazioni Unite e media internazionali non riescono a dare conto all’opinione pubblica mondiale. La situazione, insomma, è di vera emergenza.
“La Sierra Leone da venerdì 19 a domenica 21 settembre si è fermata in un estremo tentativo di circoscrivere e combattere la diffusione del virus Ebola. Per tre giorni tutti hanno dovuto rimanere in casa e le attività commerciali e tutto è rimasto chiuso. Circa 30.000 operatori sanitari sono andati di casa in casa, supportati logisticamente per le strade dai soldati, fra i sei milioni di abitanti della Sierra Leone, per individuare malati, per verificare che cosa le persone sanno sul virus Ebola, per dare istruzioni su come prevenire il contagio e che cosa fare in caso di necessità.
Ha detto il nostro Presidente Ernest Koroma chiedendo il rispetto della quarantena: “Alcune delle cose che stiamo chiedendo alla nostra popolazione sono difficili, ma la vita è più importante di queste difficoltà”.
In un Paese con 2 dottori ogni 100.000 residenti la quarantena è stata ed è per noi uno sforzo logistico ed organizzativo grandissimo, mentre l’economia è al collasso. Durante questo blocco nazionale a Freetown, la capitale, e anche a Makeni e in altre città già sono stati trovati alcuni cadaveri di morti per Ebola abbandonati per le strade o negli edifici scolastici ora inutilizzati.
Intanto tra i morti si conta un dieci per cento di decessi tra medici e infermieri, dei quali il Paese ha ora enorme bisogno. I prezzi sono raddoppiati, chi può scappa dalla Sierra Leone, le scorte di riso cominciano a scarseggiare, molti perdono il lavoro anche per la cessazione delle attività di investitori e multinazionali, le già scarse entrate dello Stato si erodono ulteriormente (la Sierra Leone si colloca al 180 posto su 187 nell’Indice di sviluppo umano delle Nazioni Unite, sebbene stesse facendo considerevoli progressi economici ed umani dalla fine della guerra nel 2002).
Le compagnie aeree hanno nel complesso cancellato 70 voli per Freetown, nonostante i ripetuti appelli dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per non isolare il Paese, dato che così facendo si aumenta la paura tra la popolazione e risulta più difficile far arrivare gli aiuti”.