(In collaborazione con Mediterranean Affairs)
Le ultime elezioni in Libia, tenutesi lo scorso 25 giugno, erano attese come un possibile step per la tanto agognata normalizzazione del Paese, ma le speranze sono state vane. Questo perché la tornata elettorale è stata contraddistinta da una bassa affluenza e da irregolarità nel voto.
A causa della delicata situazione, gli esponenti delle istituzioni libiche stanno lanciando accorati appelli alla comunità internazionale affinché siano supportati per il raggiungimento della stabilità politica. A tal proposito, proprio nei giorni scorsi l’ex ministro della Giustizia, Salah Al-Marghani, ha dichiarato: “Una Libia stabile e democratica è nell’interesse di tutti per la sua posizione nel Mediterraneo. Per raggiungere questo risultato, il Paese ha bisogno del supporto degli amici, in particolare dell’Italia”.
In questi giorni, alcuni leader mondiali sembrano voler accogliere questi ripetuti appelli. lo scorso 17 settembre a Madrid, è stata aperta una conferenza internazionale sulla stabilità e lo sviluppo della Libia, alla quale partecipano vari rappresentanti di Stato e di organizzazioni internazionali, come la Lega Araba o l’Unione per il Mediterraneo.
Il principale obiettivo è coordinare e dare impulso agli sforzi internazionali per una stabilizzazione della Libia attraverso il dialogo e non lo scontro armato. Infatti, lo stesso Al-Marghani ha dichiarato che non tutti i miliziani possono considerarsi terroristi, come il gruppo Ansar al-Sharia, e quindi un dialogo è ancora possibile.
Photo by David Stanley – CC BY 2.0
Alla conferenza erano presenti, in particolare, gli esponenti dei governi dei Paesi più vicini alla Libia, aderenti al gruppo “Med 7” e alle iniziative “5+5”, fra cui anche l’Italia.
A Madrid c’era, appunto, il ministro degli Affari Esteri dell’Italia, Federica Mogherini, che ha dichiarato: “Sono due le grandi sfide lanciate da questa Conferenza: coordinare l’azione di tutti i paesi della regione e degli inviati speciali sotto l’egida dell’ONU, perché gli sforzi internazionali siano percepiti dai libici come di aiuto e non come presa di posizione in un conflitto interno […]. Il vero obiettivo è passare dallo scontro sul piano militare a quello politico”.
Le istituzioni libiche si stanno impegnando concretamente nel far cessare le violenze nel Paese. Infatti, per la prima volta il parlamento libico ha varato una legge anti-terrorismo che infligge pesanti condanne al carcere per chi perpetra atti terroristici. “Vista la situazione nel Paese, per ora la legge sarà applicata solo nelle zone ‘sotto il controllo governativo’ e quindi non a Tripoli e Bengasi – ha dichiarato Al-Marghani – ma la sua applicazione avverrà anche in queste due città-chiave una volta che torneranno a essere sotto il controllo del governo”.
La legge, oltre a definire chiaramente la figura del “terrorista”, infligge il carcere a vita a chi forma o dirige un’organizzazione terroristica e almeno dieci anni di reclusione a chi ne fa parte.
Al momento, sembra che sia dal fronte euro-mediterraneo sia da quello nordafricano, comprese le istituzioni libiche, si voglia trovare una soluzione ai problemi della Libia. Tuttavia, la soluzione non sembra dietro l’angolo.
Giancarlo Assumma
(Mediterranean Affairs – Editorial board)
Immagine in evidenza: photo by Ben Sutherland – CC BY 2.0